Campagna Germania 1960: Vampiri a San Pietroburgo


Cronaca schematica

9 gennaio 1943

I PG sono nella basilica di San Nicola, ridotta ad ospedale da campo. Entra un generale delle SS e crea uno spazio libero da feriti. Entrano degli umanoidi mostri che mitragliano i feriti. I PG assieme al generale ed altri feriti lievi si rifugiano nella cripta dove aprono un sarcofago e prendono le armi da un antico cavaliere. I mostri sono bloccati da alcune scritte e uno stemma sul soffitto che abbattono. I PG sconfiggono i mostri con le armi del cavaliere. Le armi vengono sepolte nell'argine del Volga.

6 marzo 1961

I PG arrivano a Berlino a casa di Michael e trovano tutta la servitù macellata e dei cani estremamente aggressivi, nonché morti. Solo uno è ancora vivo e viene salvato. I PG si barricano in casa fino a notte quando attirano i cani alla porta e scappano dalla finestra.

7 marzo 1961

I PG tornano alla volla dopo aver dormito al Gasthof e trovano Michael in fin di vita barricato dentro al carro armato in giardino. John e Cesare se ne vanno mentre Antonio e Magdalene chiamano l'ambulanza e spiegano l'accaduto alla polizia.

8 marzo 1961

In ospedale Michael dà disposizione di contattare Beda Harrisauf a Norimberga. I PG partono

9 marzo 1961

A tarda sera i PG arrivano a casa di Beda e dissotterrano una cassa di Christopher Harrisauf.

10 marzo 1961

Una pallina di carne di demone trovata nella cassa manda in necrosi un dito di Magdalene e di Antonio. Contattato l'esorcista padre Ivan, i PG partono nel pomeriggio per Berlino e Beda col suo camion si unisce a loro.

12 marzo 1961

I PG arrivano a casa di Michael e seppelliscono i corpi.

13 marzo 1961

Dai PG stravolti arrivano un gruppo paramilitare inviato da Michael a supporto.

14 marzo 1961

Magdalene riesce a decodificare il messaggio segreto di Christopher Harrisauf. Arriva padre Ivan.

16 marzo 1961

La casa viene assalita da uccelli morti. I PG fuggono a Norimberga col camion di Beda.

19 marzo 1961

John e Cesare uccidono un gruppo di servitori che stavano spiando la casa di Beda. Antonio e Magdalene recuperano John da un tossicomane.

20 marzo 1961

Madgalene e Cesare vengono inseguiti da un'auto con zingari. I PG cambiano albergo

24 marzo 1961

Cesare è pedinato da alcuni zingari ma li semina. I PG partono per Praga con i seguenti nomi:
John -> Adelbert Machela
Antonio -> Anathol Çherny
Cesare -> Frieso Kopeky
Beda -> Marko Bilsky
Magdalene -> Veronica "Verka" Balazy Çherny
Ivan -> Gjrj Flesar

27 marzo 1961

I PG arrivano a Praga e si procurano delle armi.

28 marzo 1961

I PG uccidono due poliziotti e cambiano luogo

29 marzo 1961

I PG ripartono da Praga per Stalingrado con targhe nuove per il camion, un'auto e due motociclette.

31 marzo 1961

Magdalene, Antonio e Beda vengono ipnotizzati da Ivan.

4 aprile 1961

I PG arrivano a Stalingrado e ritrovano il posto dove hanno sepolto le armi, ma vengono attaccati da cani morti

5 aprile 1961

I PG fuggono con le auto ma vengono attaccati ancora da uccelli morti.

6 aprile 1961

Elicotteri si alzano in volo per cercare i PG. I PG nascondono le armi. Bedha e Ivan uccidono due militari e rubano un fuoristrada. Ivan è gravemente ferito.

8 aprile 1961

I PG scambiano armi trovate nella cantina di una casa abbandonata per un pulman. Antonio è intossicato durante le ricerche nella cantina.

9 aprile 1961

Partenza direzione Nord Est.

12 aprile 1961

I PG vengono accerchiati da 40 cavalieri cosacchi, religiosi interessati a proteggere le armi. I PG seguono i cosacchi.

13 aprile 1961

I PG proseguono a cavallo verso il villaggio cosacco.

22 aprile 1961

I PG arrivano ad una ventina di case sparse con tre livelli sotterranei. Per un anno fanno allenamento

22 aprile 1962

I PG vengono fatti partire in fretta attraverso i tunnel in quanto l'esercito russo sta bombardando la città. John ha fatto saltare un tunnel con Cesare, si sono salvati e sono stati recuperati dal resto del gruppo. Dopo una marcia di due ore i PG si accampano subito fuori dal tunnel.

23 aprile 1962

Nella notte il gruppo di templari sparisce con le armi sacre e i PG sono attaccati da uomini falena e bruchi giganti, che inghiottono Antonio. Riescono a sconfiggere i bruchi giganti e i templari rivelano loro che si trattava di una prova.

24 aprile 1962

I PG vengono portati in un villaggio per riposare. I figli di Antonio e Magdalene sono rapiti e portati in un luogo sicuro.

4 maggio 1962

I PG partono in un carro bestiame vestiti da pecorai.

11 maggio

I PG arrivano a Ekaterinburg, metropoli 1400 Km a Est di Mosca, uccidono un autista e ne rubano il camioncino, rubano vestiti da operai. John contatta un ampio gruppo che offre ai PG documenti e soldi per un biglietto del treno fino a Mosca in cambio di un assalto ad un furgone l'indomani durante una manifestazione nazionale. Dormono in una rimessa.

13 maggio

I PG approntano l'assalto ma il furgone è protetto da un carro armato. Nonostante le ferite subite da Beda, Magdalene ed Antonio mettono in fuga i 3 superstiti del camion e, con abile mossa interpretativa John e Debellis uccidono l'equipaggio del carro armato. Poi con il camion ed il furgone tornano alla segheria dove dovrebbe raggiungerli il rappresentante della banda che aveva consegnato loro mitragliatore ed esplosivi. Si presenta e dice di stare nascosti finche' non torna, fra un paio di giorni, quando la segheria riprendera' i lavori. C'e' trambusto e blocchi stradali.

14 maggio

John e Debellis recuperano Ivan nonostante i numerosi blocchi stradali, attendono il ritorno della banda per 5 giorni.

18 maggio

I PG vengono trasferiti, assieme al camion ed al furgone sforacchiati, in una cava semiabbandonata dove potranno riposare confortevolmente fino alla definitivo viaggio (via treno) verso Mosca.

19 maggio

I PG aprono le casse e trovano circa 200 lingotti d'oro. Ne seppelliscono 64.

25 maggio

I PG vengono portati alla segheria e ricattano i malviventi di non rivelare la posizione dei lingotti nascosti in caso i patti non vengano rispettati. A sera vanno alla stazione dove comunicano il nascondiglio dei lingotti e dopo 4 ore salgono sul treno per Mosca dove ottengono documenti nuovi: John -> Svetoslav Froll, Ivan -> Anamy Ksenofont, Cesare -> Vasily Ivanovich, Antonio -> Yrenei Anton, Magdalene -> Ludmilla Antonova, Beda -> Gregory Izyaslav.

26 maggio

I PG arrivano a Mosca, vendono una pistola e comprano vestiti. Contattano Semyon Feotan, giornalista amico del padre di Beda che li riceve a casa propria, ma è controllato dalla polizia.

27 maggio

Semyon riferisce che i nemici sono dei vampiri e che le ceramiche sono necessarie per combatterli. Dà loro appuntamento all'alba dopo 2 giorni e il contatto per cambiare i marchi.

29 maggio

I PG partono per Leningrado con Semyon.

31 maggio

I PG arrivano a Leningrado evitando un posto di blocco e prendono alloggio in un albergo.

1 giugno

I PG incontrano i monaci.

2 giugno

Nella sede dei monaci ospitalieri i PG incontrano Michael che è qui da un anno. La sede dei demoni è sull'isola di Sernyy, a cui si accede tramite un ponte di barche. Lì c'è una villa con profonde catacombe. Antonio viene addestrato dai monaci.

9 giugno

Cesare si paracaduta sull'isola e uccide le guardie. I PG prendono possesso di un fungone degli addetti alla pulizie, passano il ponte e entrano nella casa. John uccide il custode. Si mettono le armi e armature e aprono una porta che conduce in un lungo sotterraneo. Dopo un percorso che arriva fin sotto al fiume incontrano una stanza con un personaggio, Alexander, con vestiti antichi e dei servitori coi polsi legati da fil di ferro. Alexander non oppone resistenza ma continua a scappare. I servitori non vogliono essere liberati. I PG passano oltre ma continuano a ritrovarsi nella medesima stanza mentre il tempo scorre più in fretta del solito. Chiedono aiuto ad Alexander convincendolo che devono incontrare un demone. Alexander fa passare tutti ma pretende che Magdalene, Antonio e XXX abbiano i polsi legati. I PG vengono portati all'esterno, pur non sembrando il medesimo esterno. Trovano una donna su una colonna che li attacca. Grazie ai poteri di Antonio riescono a sconfiggere entrambi, ma Magdalene è ferita a morte. I PG entrano in un sotterraneo e trovano numerosi corpi con spiriti che ne stanno prendendo possesso. Muore uno spirito servitore di John. Antonio riesce a combatterli con i suoi nuovi poteri e i PG sigillano sia la donna che uno spirito. Dopodiché i PG si ritrovano in una sala da ballo con numerose persone che li attaccano.

Documento di Christopher Harrisauf 1952-60 decodificato da Magdalene

Caro amico, o almeno spero tu sia tale.
Se stai leggendo questo significa che hai decifrato il codice crittografico con la chiave nel numero di serie delle banconote, significa anche che sono morto e che hai trovato mio figlio.
Ti chiederai cosa siano tutte queste banconote e le sfere di ceramica, oltre alla causa probabile della mia morte. Siediti e leggi attentamente, potrebbe salvare la vita a te e ad altri amici scampati alla rappresaglia dei mostri che abbiamo incontrato a Stalingrado.
Tempo fa, pochi anni dopo la fine della guerra, durante delle mie interviste ai reduci agli sfollati ai rifugiati, continuavo le mie ricerche sui fatti che abbiamo vissuto quella notte del gennaio del quarantatre, mi sono imbattuto in un ex soldato dell'armata rossa di stanza a stalingrado, poi mandato in siberia per insubordinazione e problemi mentali, da prima restio a parlare di mostri, dopo la mia imbeccata e un accenno alla mia esperienza, ha iniziato a parlare: il suo plotone doveva catturare civili dei dintorni per soddisfare dei mostri che si nutrivano di sangue umano per restare in salute. Ho parlato a lungo con lui e tra tutti i deliranti discorsi sono riuscito a scorgere una verità, che solo persone che hanno vissuto, come lui e noi, un esperienza con quelle creature possono capire. Mi ha raccontato che quei mostri comandavano direttamente sui generali russi. Che avevano un ruolo importante all'interno del partito comunista. Poi mi ha parlato della fine della guerra e della deportazione del suo battaglione in siberia, su come sia sopravvissuto e arrivato qua in germania, a quanto ho capito penso si sia scambiato identità con un morto nei gulag e poi una volta liberato sia fuggito lontano.
Questo incontro mi ha dato nuova linfa investigativa e voglia di cercare la verità. Ho rintracciato un collega giornalista a mosca e comunicando con lui, tramite lettere criptate e telefonate di lavoro quando si potevano fare, abbiamo cercato di ricostruire le vicende del battaglione deportato, poi quando anche lui ha scoperto qualcosa di strano lo ho guidato con circospezione verso la mia esperienza. Una volta scoperto anche lui l'esistenza dei mostri tutto é stato più facile a livello comunicativo, dopo anni di indagini, da parte mia coi reduci tedeschi e sfollati russi oltre a documenti degli archivi del reich a cui ho avuto parziale accesso, da parte sua tramite un'indagine profonda con i reduci russi della battaglia a stalingrado e qualche fortunato aggancio al cremlino abbiamo scoperto molte cose sui nostri nemici mostruosi, si dico nemici, perché come scoprirai in seguito temo in un prossimo futuro ci cercheranno per farcela pagare. Ma iniziamo per gradi.
Le banconote che hai trovato nella cassa, come ti sei accorto sono false e riportano lo stesso numero di serie, mi sono state rifilate come pagamento dopo una trattativa per la vendita di cimeli provenienti da sanpietroburgo portati qui da soldati tedeschi in rotta, penso che quei cimeli interessino direttamente ai mostri. Tre di quei cimeli sono contenuti nella cassa e sono all'interno delle ceramiche. Sorvoliamo sulla trattativa e su cosa é andato storto, il perché é stata fatta é molto più importante, ma anche qui andiamo con ordine e parliamo di come ho recuperato questi cimeli e di cosa sono.
Le ceramiche contengono dei frammenti di mostri, a quanto ho capito sono molto pericolosi e l'unico modo per trasportarli é sigillati nella ceramica, con un processo temo ormai perso nel tempo, importante é non toglierli dal loro involucro perché a quanto son riuscito a sapere i mostri potrebbero individuare l'esistenza di queste loro parti al di fuori delle ceramiche. Dimenticavo di dirti, caro amico, come fare ad aprire le scatole di legno contenenti le ceramiche, hanno un lato leggermente più scuro che scorre di lato permettendo di far scorrere anche gli altri lati ed aprire la scatola, attento che se non esegui la giusta procedea appoggiato ad un tavolo la ceramica potrebbe cadere danneggiandosi o ancor peggio rompersi.
Comunque, lasciando le paranoie della mia immaginazione, queste scatolette le ho scovate in possesso di un reduce della battaglia di sanpietroburgo residente in uno ostello per indigenti a gottinga, unico ancora in vita dei superstiti del centro comando operazioni speciali in quell'assedio. Come immaginerai i soldati delle operazioni speciali erano quelli che provavano incursioni e ingaggi speciali col nemico, anche se quella di sanpietroburgo era un assedio di logoramento, alcuni reparti speciali avevano l'ordine di fare incursioni mirate, queste incursioni miravano ad impossessarsi di informazioni sui mostri che d'ora in poi chiamerò col loro nome, satanaeliti.
Questi esseri hanno un nome importante, letteralmente "discendenti di satana". Le dicerie su di loro li fanno risalire, come genia, agli angeli caduti sulla terra in conseguenza alla cacciata dal paradiso, dicerie o leggende certo, ma probabilmente con un fondo di verità.
Ma torniamo ai reparti speciali impegnati a sanpietroburgo, il nome dell'unità era "traghettatori - grigio 27", l'operazione era denominata "cadono le foglie", lo scopo era infiltrarsi nell'edificio torre di testa di via libertà e recuperare importanti manufatti riguardanti i satanaeliti, l'edificio era stato riconosciuto come tempio satanaelita in diversi rapporti dei T7 servizi segreti, come avevano ottenuto queste informazioni resta sconosciuto. Missione non facile dato che l'edificio era ben oltre la normale linea di operazioni dei reparti speciali.
Ecco il resoconto della missione come mi é stato raccontato: partendo una volta notte e passando sott'acqua dalla neva e sfruttando i canali ad essa collegati il commando, di pochi uomini, si riesce ad infiltrare fino all'edificio bersaglio, entrare all'alba senza farsi notare e prendere il bottino. Recuperate le informazioni e gli artefatti hanno atteso in uno scolo delle fogne sulla neva fino a che non é arrivata di nuovo la notte e hanno potuto uscire dalla città. Il commando é arrivato al campo base ma non era solo, subito dopo il loro arrivo un nugolo di bestie volanti, probabilmente corvi e pipistrelli, é calato sul campo. Erano così tanti e non sembrava che fosse possibile ucciderle se non annientarle completamente, che il campo é stato evacuato. Il centro comando con il bottino si é diretto subito verso berlino, ma a quanto risulta dai ricordi del soldato, il trasporto fu attaccato sulla strada da una torma selvaggia di animali morti, o meglio non morti visto che di muovevano e agivano come vivi ma non potevano essere uccisi perché già morti e alcuni già in putrefazione, comunque, gli animali bloccarono con gli impatti dei loro corpi i camion e poi li assaltarono fino a che chi era all'interno non fu costretto ad uscire e combattere all'arma bianca, visto che i proiettili non sortivano grossi effetti. In pochissimi si salvarono nascondendosi in un pozzo portando con sé parti del carico.
Quello che videro trascende qualsiasi ragione e a reso irrimediabilmente pazzi quegli uomini che si sono salvati.
Alla fine invece di andare a berlino si diressero a sud, in austria, contattando un loro ufficiale di stanza li, tale sebastian meyerhoff, che gli indirizzo verso un rifugio nell'alta baviera, vicino bad tolz. Cambiando nome vissero li fin dopo la guerra spacciandosi per profughi polacchi e facendo lavori molto umili, poi tornata la calma nel mondo si diressero a nord, senza aver fortuna, conducendo una vita misera e in sordina solo uno é arrivato ai giorni nostri. Riuscii anche a farmi dire che fine aveva fatto il bottino trafugato, pensa, sepolto a bad tolz in una tomba col nome nicholas rescher. Sono andato sul posto qualche giorno dopo l'intervista e li trovai gli artefatti, sepolti dove mi aveva detto il soldato. Nella bara, oltre al corpo dello sfortunato nicholas, c'erano un libro imballato in una cerata e 3 ceramiche, purtroppo il libro risultava compromesso dalla decomposizione e solo pochi stralci risultavano leggibili, le poche informazioni ricavate mi hanno aiutato a completare il quadro della situazione e a riportati i dati così come li leggi, in quanto alle ceramiche sono quelle di cui ti ho già parlato in precedenza.
Tornando al perché la trattativa é stata fatta é molto semplice dovevamo scoprire dei nuovi indizi trovando dei contatti freschi per recuperare informazioni più attuali quindi facemmo girare la voce in alcuni ambienti russi tramite il mio contatto a mosca il giornalista di cui ti ho parlato in precedenza e pian piano nei mesi ho organizzato un incontro. Lo scambio é stato organizzato per avvenire in un campo fuori zittau, cittadina vicina ai confini di polonia e cecoslovacchia, si proprio la città che ha dato i natali a heinrich marschner incredibile, con l'aiuto di michael che mi ha fornito l'appoggio di mercenari belgi siamo riusciti a catturare gli uomini della parte avversa, con uno scontro a fuoco così cruento che mi é sembrato di tornare a quegli orribili giorni sul fronte orientale.
Catturati i superstiti della sparatoria, erano ne più ne meno degli zingari, non sono riuscito a capire con precisione di quale etnia, ma comunque erano rumeni di lingua e probabilmente rom. A quanto capito interrogando, con metodi non troppo gentili, i superstiti hanno rivelato che i satanaeliti sono molto interessati alla vendetta, alla vendetta contro quelle persone, cioè noi, che gli hanno ostacolati nel recupero delle armi per loro letali. Però il ritardo delle loro azioni é stato dovuto a una sorta di rigenerazione lentissima del maestro satanaeliti ucciso da noi a Stalingrado, a quanto capito ci ha messo più di un decennio a rigenerarsi e ricomparire sotto forma corporea e poter così comunicare con gli altri suoi simili in maniera comprensibile, si sembra proprio che quella bestia che abbiamo affrontato non sia morta. Sembra anche che le ceramiche sottratte siano di importanza vitale per poter sconfiggere i satanaeliti di sanpietroburgo perché avendo una parte di loro si può fare un non ben identificato rituale per confinarli vicino alla loro terra madre.
Terra madre, ho indagato parecchio prima di scoprire cosa significasse, indagini che assieme a quelle per li scambio dei cimeli penso mi abbiano esposto anche troppo all'attenzione delle persone sbagliate, i satanaeliti hanno tre grossi punti deboli: non possono esporsi alla luce del sole e durante il giorno cadono in uno stato di torpore, l'altro grosso tallone d'achille risulta essere legato al loro riposo, qui non ho capito se rischiano di morire o solo di danneggiarsi, ma comunque il riposo diurno deve avvenire nella terra madre cioè uno speciale composto fatto da terriccio torboso e sangue.
Per avere queste informazioni mi sono introdotto nei circoli occulti tedeschi e penso che il mio amico oltre cortina abbia fatto lo stesso con quelli russi, una fauna di persone orribili si nasconde agli occhi della società e devi fare attenzione alle persone in cui riponi la tua fiducia perché senza che tu lo sappia o che loro lo sappiano possono lavorare per il nemico.
Altro che alla fine ho scoperto sui satanaeliti, sono esseri molto selvaggi e anche se hanno un intelligenza molto acuta non riescono a ragionare in modo troppo razionale e ragionato. Quindi ad esempio non avrebbero mai potuto decifrare il codice per leggere le informazioni che ti sto passando e anche i piani o le reazioni che hanno sono molto istintive e animalesche, anche i servitori di cui ci circondano ma non indole simile a loro. Questo loro aspetto selvaggio sembra averli agevolati nel ritagliarsi un posto nella russia comunista, a quanto scoperto si sono infiltrati profondamente nel partito e nel politburo.
Mi preme sottolineare che tutte le informazioni che sono riportate in questo documento possono non essere del tutto affidabili visto che sono di seconda o terza mano se non peggio.

Diario di John

John, la vita di prima e' perduta

Questo mi sono detto, appena arrivato al fronte.
Il Fuhrer, che uomo! che carisma, noi tedeschi siamo stati ammaliati, convinti ed educati fin da bambini, tutto era meraviglioso orgogliosamente TEDESCO.
Anch'io mi sentivo degno figlio della patria, mano del Fuehrer: mio comandante, mio amico, mio FRATELLO. Tutto finche' non ci siamo svegliati. AL FRONTE. Chi giusto un
istante prima di morire.

La laurea in ingegneria, le mie esperienze come marconista: tutto inutile, qui uccidi, massacri, soccorri compagni fatti a pezzi, il sangue, il puzzo di morte, le grida e gli spari, il freddo.
LA FAME. Dopo aver perso tutti e tutto quell´ultima missione per prendere la stazione ferroviaria 1 é stata un disastro, una squadra di 20 uomini, io ero al comando: un veterano a Stalingrado, erano BEN 2 mesi che ero lí: d´altra parte quel maledetto Vasily ha ucciso tutti gli altri ufficiali operativi.. Essere tenente é quasi una condanna a morte. Insomma. 20 uomini, per percorrere 500 metri in territorio nemico e prendere la stazione: un suicidio. Protesto, mi minacciano di fucilazione. Andiamo: e torno da solo. Sono semplicemente TROPPI. Russi ovunque, attaccano anche a mani nude contro i nostri mitra, le bombe, TUTTO. Sembrano indifferenti. Sopravvivo per miracolo, ma da quel giorno se sento spari o se mi ritrovo in battaglia spesso mi blocco, non riesco ad agire, anche quando sono in vero pericolo. Allora il comando che ha bisogno di truppe e anche di comunicazione mi sfrutta per la mia esperienza civile. Vengo assegnato al comando avanzato trasmissioni, sono l'ufficiale in comando (beh, sono solo io e 2 altri ragazzi che hanno visto una radio solo da pochi giorni). La base é l'ospedale da campo avanzato, sistemato nei resti della chiesa di s.Nicola.

Dopo qualche settimana di permanenza le mie ferite fisiche sono guarite del tutto, ma non quelle della mia anima tormentata. MALEDETTO Hitler. Perché non vieni qui tu a farti massacrare per l'inutile conquista di questa cittá in macerie?

Sto trasmettendo il solito bollettino giornaliero: tante perdite, nessun significativo cambiamento del fronte, i russi premono sempre piú a Nord, il Volga é un fiume di ghiaccio. IMPROVVISAMENTE entra un generale, SS senza dubbio ma non distinguo il reparto. Lui e i suoi uomini fanno spostare a malo modo i feriti, anche quelli gravi, alla ricerca di non capisco bene cosa.. Poi fuori si sentono urla e spari, non sono molti, forse una squadra di suicidi russi che, attraversando il Volga tentano di mettere in piedi una testa di ponte, ma i ragazzi della sesta armata possono tenergli testa e sterminarli in poco tempo. INVECE il generale fa sprangare le porte.. Bizzarro, cerco di avvicinarmi alle finestre della navata sud, per osservare, visto che il tumulto all'esterno sembra aumentare....

BLAMMMMM!!!!! Esplosione! schegge, urla, feriti e morti, sangue.. Resto paralizzato, come al solito, mentre il generale cerca febbrilmente dietro quello che era l'altare.. entrano degli esseri armati di mitra, a prima vista uomini, e massacrano i feriti a mitragliate, i pochi soldati e le SS del generale rispondono al fuoco, ma questi nemici cadono colpiti, peró si rialzano subito, anche dopo aver subito l'esplosione di una granata!! Io ho ancora una pistola al fianco, ma non riesco ad agire, ho poca erba ancora (un vizio che mi porto
dietro dalla spensierata universitá.. Sembrano ricordi sbiaditi di un'altro mondo.) e la mancanza peggiora la mia paralisi, ma in qualche modo vedo che i russi non sembrano umani! Azzannano e smembrano i feriti e i soldati con una forza che pare sovrumana.. tra di loro noto quello che sembra il "capo", uguale agli altri, ma combatte meno, guarda in giro, un pó come il Generale, ora biascica qualcosa, i mostri avanzano, io mi avvicino all'altare: c'é un passaggio in una cripta! una stanzetta di pochi metri quadrati, il generale sta entrando quando una raffica lo raggiunge: il capo dei mostri lo ha mirato!! C'é qualcosa di strano e importante. Mi sblocco e corro a sorreggere il Generale. Nel mentre un capitano Italiano organizza una sorta di linea di
difesa attorno all'altare. I mostri oramai dilagano, salgono gli ultimi scalini dell'altare mentre entro nella cripta con l'ufficiale medico e l'infermiera zoppa. I mostri intanto sembrano bloccati da una barriera invisibile e che non ferma gli "umani". Nella cripta il generale SS, morente mi dice che "qui ci sono le uniche armi in grado di fermare questi mostri! Dovete prenderle e nasconderle, questa battaglia é persa oramai, ma per un futuro radioso per il prossimo Reich dobbiamo evitare che cadano in mano ai russi e soprattutto ai mostri" capisco poco di tutto questo, ma quello che sembra un piccolo altare si rivela un sepolcro, dentro riposa un cavaliere medievale con armatura completa, 2 spade e 2 lance. Decido che non serve a nulla NON CREDERE. Prendo una lancia, il medico da una spada al Capitano Italano, una la prende l'infermiera zoppa che si rivela una spadaccina incredibile!! L'altra lancia la tiene il medico.. fuori i mostri hanno trovato il modo di evitare il "campo di forza": abbattono a mitragliate il fregio che sovrasta l'abside. la linea di difesa viene sterminata, i compagni si avvicinano con queste armi rudimentali, i mostri, per nulla intimoriti sembrano non preoccuparsi, e si fanno colpire pronti a rispondere massacrando il dottore, l'infermiera ed il capitano, INVECE le armi li feriscono e uccidono con danni che sembrano enormi rispetto alla forza ed abilitá usate per portare i colpi!

Guardo bene il guerriero mummificato: ha un medaglione al collo. Una sensazione si fa strada dentro di me. Prendo il medaglione e me lo metto al collo, esco proprio mentre il valoroso dottore, dopo aver atterrato 2 mostri va spavaldo verso il "capo", che con velocitá sovrumana ne fa scempio scaraventandolo gravemente ferito contro la parete... Non posso fermarmi adesso! su John! AVANTI! con sforzo immane riesco ad avvicinarmi al capo, ma sbaglio malamente il colpo, ecco é la mia ora, vedo la morte in forma di artiglio che si avventa contro di me, come al rallentatore, so che mi trapasserá il cuore, MA!!! LAMPO! una luce accecante scaturice dal medaglione che ho al collo! Il mostro sembra essere stato accecato e ferito dal suo stesso colpo. si accascia in ginocchio, la mia pietá é morta coi miei 19 compagni della stazione 1, e con un colpo deciso al cuore abbatto l'ultimo, il piú temibile dei mostri. Il suo corpo si sfalda, ne esce un fumo che sembra avere forma e decidere il suo moto.. Se ne va in alto verso gli squarci che da tempo si sono aperti nel tetto della chiesa..

SIAMO SALVI. INCREDIBILE. Il generale spira tra le nostre braccia ribadendo la fondamentale necessitá di nascondere le armi ai russi. Non possiamo portarle fuori dalla sacca, decidiamo di nasconderle negli argini del Volga, io SO che mi ricorderó sempre il punto, ma gli altri giustamente obbiettano: "se muori?, se ti catturano?" decidiamo un punto molto semplice da triangolare con punti fissi e inamovibili, io invece mi ricorderó quale lastra abbiamo spostato per fare il buco, mettiamo armatura, spade e lance qui dentro (nessuno ha visto il mio medaglione, e lo terró, SEMPRE). Costruisco un "sarcofago"di lamiera e mattoni recuperati dalle macerie vicine, cosí ricopriamo il tutto con terra, riposizioniamo la lastra e ora non si capirebbe neppure che é stata spostata.

DA QUI OGNUNO PER SE. siamo 8, 2 feriti gravi. MA DOBBIAMO USCIRE VIVI DA Stalingrado..

Io ce la faró: ho uno spirito guerriero che mi guida, un potente artefatto che mi protegge. la mia vita, giá una volta perduta e straziata, cambierá nuovamente, e forse, stavolta, non in peggio.

John, Stalingrado, gennaio 1943

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John, una vita sul filo del rasoio. 27 Marzo -> 4 Aprile 1961

Incredibile, nonostante la situazione drammatica, i pericoli, le sofferenze e le morti, non mi sentivo piu' cosi' vivo da quando avevo ancora una vita, una speranza, una famiglia. Quei vermi che mi hanno strappato l'anima ora sono a loro volta cibo per vermi, TUTTI, marmocchi compresi. Ma questo non mi ha ridato ne' la speranza, ne' la pace. Invece qui, inseguiti dai demoni, senza un piano preciso e con solo una minuscola possibilita' di uscirne vivi e una ancora inferiore di uscirne vincitori, ORA MI SENTO DI NUOVO vitale, animato da quello spirito che mi riporta ai momenti terribili ma intensi e vitali della guerra. Cesare e' sicuramente un catalizzatore di avventura e decisione, non ci avevo lavorato molto, a Stalingrado, ma gli eventi coi demoni mi fecero apprezzare la sua caparbieta' ed il suo cameratismo, caratteristiche che ho ritrovato intatte a Berlino. Eccoci appena fuori Praga, gli "amici" di Beda ci hanno consegnato delle armi, belle pistole e 2 doppiette, i nostri passaporti Cechi ci hanno dato nuove identita': Io sarò Adelbhert Machela, il dottor Antonio invece Anatol Cherny, Cesare sarà Frieso Kopeky,
Beda avrà il nome Marko Bilsky, Magdalene, moglie di Anatol anche nella nuova identita', sara' Veronika(Verka) Balazy in Cherny
il nostro esorcista (Ivan) si farà chiamare Gjrj Flesar. Dobbiamo aspettare l'auto, le moto, le loro targhe russe contraffatte e le bolle di carico che giustificheranno l'ingresso di Beda e del suo camion in URSS. Passa una giornata quasi tranquilla, ma la sera, mentre ci scaldiamo al fuoco di un copertone, arrivano dei poliziotti cechi, fanno rumore, i buzzurri, e d'istinto mi butto a terra vicino al bidone "stufa" e punto la Beretta, fortunatamente non mi vedono prima che io capisca chi sono, occulto l'arma, mi alzo, ci spingono (per identificarci, penso) mentre uno di loro va a questionare con Beda. Sembra che Marko (Beda) abbia in mano la situazione, tant'e' che i 4 se ne vanno senza problemi. Decidiamo di montare la guardia comunque. E MENO MALE, durante il primo turno un gruppo di 6/8 persone si avvicina, nel buio armati ALMENO di manganelli o bastoni, al camion,  Cesare intima l'alt e, inascoltato, spara e ne abbatte uno, io faccio altrettanto con un secondo energumeno. I resto del gruppo di assalitori scappa. Avvicinandoci riconosciamo almeno uno dei poliziotti della sera, evidentemente qualcosa con Marko non e' proprio andata liscia. Dobbiamo andarcene! Marko contatta il suo "amico", ci trova un piazzale recintato dove nascondere il camion, ci arriviamo in un battibaleno, copriamo il mezzo con dei teli maleodoranti, e passiamo la notte li', accampati nelle auto rottamate presenti nel piazzale o per terra (io e Cesare). Io mi sveglio distrutto, e ci sono subito guai.. In formazione vicino al cancello di legno, pronti all'assalto della polizia, invece sono 2 anziane che cercano un tizio... meglio cosi', ieri Ivan ci ha redarguito per i 2 poliziotti... Con la luce del giorno ci accorgiamo che una delle 2 case presenti nel piazzale e' abbandonata. DANNAZIONE, potevamo dormire al coperto. Poco male in queste condizioni non sono utile neppure per pulire i vetri, Marko apre la porta (che abilita'... contrabbandiere o ladro??) e mi sistemo sopra qualche cassa di sigarette. Gli altri fanno un po' in giro e trovano guai, mi raccontano poi. Io dormo. La sera si organizza un altro turno di guardia, tutto tranquillo, ma la mattina ci troviamo un figuro armato con 2 moto ed un auto (chisara' mai? ). prendiamo la roba, carichiamo il camion  e si parte. Stranamente non veniamo arrestati al confine. e arriviamo in Russia, viaggiando come da programma: io e Frieso in moto, Gjrj, Veronika ed Anatol in auto. Sembra tutto tranquillo ma alla prima mattina in Russia Ivan decide che sia piu' prudente mettere"in catalessi" Marko, Anatol e Veronika (quelli che sono stati contaminati dal demone). Così arriviamo a Stalingrado il 4 aprile, dopo 3 giorni: Frieso al volante del camion con Marko e Veronika in cuccetta e la sua moto nel cassone, io sull'altra moto, Gjrj sull'auto con Anatol. Arrivati a Stalingrado vengo assalito dai ricordi, ma mi fanno meno male di quanto pensassi. I miei veri demoni hanno i nomi di mia moglie e di mio figlio, ma questi mi assalgono ogni volta che chiudo gli occhi che io sia a Stalingrado o che io sia in Alaska. Tant'e' con qualche peripezia e sotto la mia guida troviamo l'argine, le armi, lo scudo, l'armatura. Sembrano appena sepolte. lasciamo la pietra non proprio sistemata a dovere, ma che importa? riportiamo auto, armi e armature sul camion, siamo pronti a partire per Leningrad! E che se morte dev'essere, che sia gloriosa!

Lettera di Magdalene

15 febbraio 1943

Caro papà,

sono ormai 3 anni che sono nella Wehrmacht e sono passati due anni da quel tragico incidente. Mentre il mio fisico reagisce bene e sto cercando di arrangiarmi come posso per essere utile, il nostro esercito non sta facendo altrettanto. Dopo una rincorsa in tutta la Russia dietro le loro truppe ora che le abbiamo trovate siamo ridotti in questa situazione! Schiacciati sempre di più da un attacco alle spalle, ridotti a combattere edificio per edificio e con il mio ospedale che ormai sembra una macelleria, tenuta insieme da me e Antonio, ma è solo conforto quello che riusciamo a fornire a molti soldati.

Entrano in ospedale un generale con alcuni soldati. Penso che finalmente sono venuti a portarci via da questo inferno ma invece scaraventano in malo modo i feriti per farsi spazio. Io e Antonio interveniamo come possiamo ma siamo fermati dai soldati. Il generale è probabilmente impazzito, si ferma a guardare gli affreschi della cattedrale diroccata che utilizziamo come ricovero. Poi, d'improvviso, una violenta esplosione fa saltare il portone. I russi non possono essere, dice John il radiotelegrafista, perché sono ancora oltre il fiume. Entrano degli uomini che sembrano più animali se non fosse per i colpi di mitra con i quali uccidono tre quarti dei feriti. Ti lascio solo immaginare la carneficina, feriti allettati mitragliati senza pietà, noi nascosti dietro alle colonne e all'altare. Dopo, abbandonate le armi, si sono precipitati su morti e feriti per... mangiarli! Esatto, divorarli. Aveva ragione Lui quando ci metteva in guardia dai russi, che non sono uomini normali. Bestie, peggio di bestie.

E non è tutto! Ci rifugiamo con i feriti rimasti nella cripta, dove il generale insiste per far aprire una antica tomba di un cavaliere. Dentro con gran sorpresa troviamo delle armi, tante, troppe per essere semplice decorazione di una tomba. Spade, lance e uno scudo. Armati in questo modo desueto gli uomini abili affrontano i russi mostri, che nel frattempo sono stati misteriosamente bloccati da uno stemma in rilievo sul soffitto, probabilmente lo stemma del cavaliere sepolto qui. Devo aiutarli anch'io riprendendo la mia antica passione, seppure con una spada molto più pesante. Ti ricordi, papà, quando mi hai portato per la prima volta a tirare? Ci ha forse salvato la vita, perché ho colpito il loro capo con così tanta violenza che è caduto a terra e poi è stato finito dagli altri. Le armi del cavaliere avevano su di loro più effetto delle pistole. Sembra proprio che siano dei demoni.

Se la situazione in ospedale si è stabilizzata, pur restando un macello, si sentono i colpi dell'artiglieria russa che avanza. Decidiamo quindi di abbandonare l'ospedale, senza evacuarlo. Una decisione che mi ha visto estremamente contraria, ma sono stata costretta perché i feriti gravi sarebbero comunque stati uccisi. Nascondiamo le armi in un posto che non posso rivelarti e ci allontaniamo, io assieme ad Antonio. Ci dirigiamo verso le fila russe, con la pazza idea di filtrare tra i loro uomini come civili in fuga, sperando che la mia gamba sia convincente. In qualche ora di cammino la gamba mi fa male e dobbiamo fermarci, ma dopo qualche minuto un russo nascosto dietro un muro sbuca all'improvviso e ci punta la pistola. Sembra ormai tutto finito quando vedo che è ferito gravemente ad una gamba e perde i sensi nel giro di qualche secondo. Antonio è pur sempre un medico e si precipita a curarlo, gli sistema la gamba e lo trasciniamo in una casa per la notte. Si rimette il giorno dopo e lo trasportiamo fuori, quando ci fa segno verso una macchina scoperta di un tipo che non avevo mai visto, con la stella rossa sulla portiera. Sulla macchina c'erano il guidatore e un soldato morti ed era crivellata di colpi. Guardiamo meglio la sua divisa e pare essere un ufficiale russo. Ci fa segno di salire e guidare, speriamo che i russi abbiano clemenza per aver salvato uno di loro. Antonio guida per stradine che il russo ci indica finché dopo un'ora ci fa cenno di fermarci. A gesti capiamo che lui aspetterà lì i suoi soldati e ci invita a scappare con la macchina verso la direzione che ci indica. Lo ringraziamo tantissimo e partiamo. Allora tutti i russi non sono come quelli della cattedrale, avrei voluto parlargli di questo ma era impossibile.

Guidiamo finché non termina la benzina e poi per fortuna raggiungiamo dei nostri soldati in fuga che mi aiutano a camminare a turno. Ci uniamo a loro e in breve troviamo delle nostre unità ancora in buon assetto. Considerando quello che sentiamo siamo stati molto fortunati, la maggior parte dei nostri soldati non sono riusciti ad uscire o sono stati uccisi dai russi. Ora mi trovo in Slovacchia e ho trovato il primo ufficio postale funzionante. Spero proprio che questa lettera di arrivi, perché voglio dirti che ieri Antonio mi ha chiesto di sposarci e ho detto di sì. Dopo tutte le cose vissute assieme, era destino. Non ho potuto chiederti il permesso di persona, ma saprai perdonarmi perché viviamo in tempi difficili.

Tua,

Magdalene.

Berlino, 2 febbraio 1961

Cari Antonio e Magdalene,

sono passati ormai due anni dalla vostra ultima visita qui alla mia casa museo di Berlino Ovest e non vedo l'ora di riabbracciarvi. Come stanno i vostri bambini? E la carriera di Antonio? A Berlino le notizie bavaresi arrivano con il contagocce, corre voce che la Repubblica Democratica voglia inasprire la chiusura delle frontiere.

Ma non è questa la cosa che mi preoccupa di più! Come ben sapete sono rimasto in contatto con tutti i sopravvissuti del nostro ospedale durante la battaglia di Stalingrado, alcuni hanno avuto una vita fortunata come la vostra, altri meno, altri si sono persi in giro per il mondo. Da poco sono riuscito a riprendere i contatti con gli ultimi due che mi mancavano all'appello. Cesare è finito in Spagna e le lettere per lui seguono un giro che definire tortuoso è poco. Johannes, che ora si fa chiamare John, gira con la motocicletta per l'America e con lui i rapporti sono ancora più difficili, cambia spesso indirizzo e l'ultima volta l'ho trovato in Louisiana.

Invece è successa una cosa orribile a XXXX e YYYY, qui in Germania. Mi spiace molto dovervela comunicare, ma lo faccio per la sicurezza vostra e della vostra famiglia. I loro cadaveri sono stati trovati a poche ore di distanza entrambi sventrati e dissanguati. Non vi è alcun apparente motivo per una cosa del genere, nessuna rapina né furto né vendetta. Non vi aggiungo altri particolari per non turbarvi troppo, ma potete immaginare facilmente cosa mi è venuto in mente. Ho quindi preso la decisione di convocarvi tutti qui, a casa mia, per i primi di marzo.

Ho già provveduto personalmente a prenotare il volo per John e a mobilitarmi anche per Cesare, che teme per la sua incolumità al di fuori della Spagna. Voi per fortuna non avrete invece alcun problema a venire e spero proprio che lo facciate volentieri, anche perché in quei giorni qui ci sarà una gara nazionale di scherma a cui Madgalene potrà partecipare. Resto in attesa di una vostra conferma, eventualmente telefonica per decidere precisamente il giorno.

Mit freundlichen Gruessen,

Michael

7 marzo 1961 ore 22:00

Papà, Papà, mi senti?

Sì, siamo qui a Berlino, siamo arrivati ieri, scusa se non ti ho chiamato prima ma sono successi dei problemi che ti dirò dopo.

Come stanno i bambini? E la mamma? E la tata?

Ecco, siamo appena stati dalla polizia, per questo non ho potuto chiamare prima. Sì, la polizia.

Siamo arrivati a Berlino Ovest ieri mattina, ma poi ci siamo persi e non abbiamo trovato la casa di Michael. Poi la macchina non partiva più e l'abbiamo dovuta spingere. Alla fine a notte fonda siamo andati al Gasthof e abbiamo deciso di raggiungere Michael il giorno dopo.

No, non è andato tutto bene poi.

Il giorno dopo siamo arrivati lì e abbiamo trovato Micheal dilaniato, come se i suoi cani lo avessero azzannato. Si era rifugiato dentro al vecchio carro armato che tiene cementato in giardino per le scuole.

No, no, era vivo per fortuna, ma gravemente ferito e forse era lì da uno o due giorni.

Sì, Antonio lo ha curato e abbiamo subito chiamato l'ambulanza. Chissà dove sono finiti i cani.

Alla polizia abbiamo raccontato tutto e ci hanno trattenuto i documenti fino a domani. Michael ce la farà, adesso andiamo a trovarlo in ospedale. Speriamo in bene.

Non so se faccio la gara dopodomani.

Sì, penso che si tratteniamo qui per un po', magari vediamo se si rimette.

Va bene, hanno fatto i compiti? No, me li passi domani, non svegliarli.

No, per ora non fare nulla, non andare alla polizia. Se non ci ridanno i passaporti allora ti richiamo e magari ti chiedo di fare qualcosa. Se non sei in casa lascio detto a mamma.

Baci.

10 marzo 1961 ore 12:00

Pronto papà? Mi senti?

Sì, siamo ancora a Berlino. Sì, abbiamo recuperato i documenti. Con la polizia tutto a posto.
No, non ho fatto la gara e penso che non la farò. No, con la polizia è tutto a posto, il nostro amico sta bene e penso che si rimetterà presto. Ma abbiamo degli altri problemi.
No, non posso raccontarti le cose al telefono. Abbiamo avuto un piccolo incidente io e Antonio. Sì stiamo bene, poi te lo passo.
Ma non possiamo tornare subito, prima abbiamo una faccenda che dobbiamo sistemare. Una cosa di eredità di un vecchio commilitone che era con noi in guerra, ci ha lasciato una cassa e dobbiamo esaminarla assieme a suo figlio. Siamo dovuti venire fino a Norimberga a prenderla.
Forse dobbiamo andare a prendere anche delle altre cose di persona, nell'Est. No, non nella DDR, ma ti racconto tutto con calma, adesso devo andare quindi passami i bambini adesso.
Ciao ciao.

13 marzo 1961

Caro papà,

ti scrivo con gran fatica perché purtroppo ho perso un dito. Stai calmo, ti spiegherò nella lettera come è successo. Quello che ti ho raccontato al telefono non è la completa verità. A casa di Michael abbiamo trovato ben altro, cani impazziti e diventati estremamente aggressivi che hanno sterminato tutta la servitù e il povero Michael nascosto ferito nel carrarmato in giardino (ricordi questa bizzarria? te ne parlai dopo la nostra prima visita). Tutta la casa era una macelleria e i cani hanno tentato di attaccare anche noi, li abbiamo tenuti a bada solo perché John e Cesare sono in fondo degli ex soldati e hanno mantenuto l'allenamento, a giudicare dalla vita che fanno.
Michael, salvo per un soffio, appena si è ripreso ci ha ingiunto di andare a contattare Beda, il figlio di un altro nostro commilitone che ha vissuto con noi i fatti di Stalingrado.
Abbiamo guidato subito fino a Norimberga. Questo Beda ci ha raccontato che suo padre è morto in circostanze assai strane, ma che gli ha lasciato indicazione che in caso di morte avrebbe dovuto dissotterrare una cassa. Così abbiamo fatto subito e l'abbiamo aperta. Pensa, c'era una trappola esplosiva sulla serratura, per fortuna l'abbiamo aperta con cautela. La cassa contiene numerose banconote false in quanto hanno tutte lo stesso numero di serie, un gran malloppo di scritti strani, quasi un codice cifrato e delle ampolle di foggia particolare.
Purtroppo aprendone una è caduto addosso al mio dito e poi ad un dito di Antonio il contenuto. Peggio del peggiore acido, il dito stava andando in putrefazione! Non ti dico cosa è successo, fatto sta che ora sia io che Antonio siamo senza un dito e abbiamo rischiato molto la vita.
Antonio ha chiamato il suo amico di Roma, l'esorcista, che ha spiegato tutta l'origine di quei cosi. Sono sostanze molto pericolose. Non entro nei dettagli perché non mi crederesti, come d'altronde non hai mai creduto a queste cose, ma ora siamo in pericolo. Ci siamo diretti immediatamente a Berlino per sistemare la casa di Michael dove siamo ora, difesi da alcuni uomini armati alle sue dipendenze. Non so esattamente cosa faremo nei prossimi giorni, ma potremmo decidere di tornare a Staligrado! Beda ha già passato numerose volte il confine e sa come fare. Non so se servirà a qualcosa, ma la situazione qui è pericolosa.
Non serve che tu me lo dica, ora abbiamo due figli e non siamo più in guerra. Ma Antonio temo che ci vorrà andare comunque e io non posso farlo andare da solo. Torneremo, ve lo prometto.
Magdalene.

25 marzo 1961

Caro papà,

le nostre ultime telefonate sono state assai turbolente e ho l'impressione che tu non abbia ben capito la situazione. Sicuramente è colpa nostra che siamo stati molto criptici, ma ci sono dei buoni motivi.

Tutto parte dal famoso episodio di Stalingrado durante la guerra. Lo so che tu non hai mai creduto a quello che io e Antonio ti abbiamo raccontato, hai anche provato ad attribuire tutto a delle armi chimiche esplose nell'ospedale o a esalazioni di farmaci o a quello che ora chiamano stress post traumatico. Però ti ricordo che tutti gli specialisti che abbiamo contattato hanno detto che non c'erano tracce di ciò. Quindi per una volta prova a supporre che sia tutto vero.

Ecco, sono tornati! Li abbiamo visti, per ora in forma animale, a casa di Michael a Berlino dove hanno ucciso persone e devastato tutto. E hanno attaccato anche noi. E abbiamo trovato una vecchia cassa sepolta da Christopher prima di morire che conteneva un lungo documento scritto in modo nascosto, in un modo da enigmista per evitare che persone non intelligenti potessero leggerlo. E questa cassa conteneva anche dei pezzi di quelle creature, pezzi che ci hanno feriti appena toccati! Non posso entrare nei dettagli perché questa lettera potrebbe essere letta. Ti posso solo dire che stiamo andando all'Est, passeremo per la città quella il cui nome comincia con le stesse due lettere della zia di Antonio e ha un numero di lettere pari al numero civico della nostra amica Helene e termina con tre lettere che si trovano nel cognome di Helene. Poi andremo dritti al posto la cui lettera iniziale è la numero pari a 10 più quante medaglie ho vinto a Roma, la seconda pari a quanti di noi siamo andati a Roma, la terza...

Inoltre qui in Germania ci sono degli zingari alle nostre calcagna, ci seguono e hanno tentato di spararci. State attenti agli zingari.
Penso che a questo punto, sentendo pure che siamo in pericolo di vita, sarai furente! Ma ti assicuro che c'è molto più pericolo da altro, da quello che stiamo andando a eliminare. Cerca di capirmi e in caso scappate lontano.

Tua,
Madgalene.

13 maggio 1962

Papà, non posso dirti dove siamo e non so se la cartolina arriverà. Sappi che i bambini sono al sicuro. Spero che usciremo vivi da questa faccenda. Se questa raccomandazione vale qualcosa, non allertare le autorità, ti prego. Tua, Magdalene.

Memorie di Antonio Bianchi

Non ricordo quando sia stata l'ultima volta che ho dormito una notte tranquilla, o ho avuto un momento di pace... ma andiamo per gradi.

Il mio nome è Antonio Bianchi, lavoravo come medico da ormai 3-4 anni prima di essere spedito al fronte ed avevo cercato la strada della politica, speravo di rendere il mio paese un posto migliore, ma che l'inferno li colga, c'erano i fascisti con i loro fanatismi e idealismi omofobi. Opporsi apertamente come partigiano! Certo se volevi passare una vita d'inferno a vivere alla giornata...non sono un santo o eroe...ma neppure un fottuto fascista...

Nel mio piccolo ho supportato la resistenza con cure e pure finanziato alcune volte la fuga di alcune famiglie ebree, ma nulla di più, non sono così coraggioso.

Mi ritrovo poi con annunci del Duce:"Il Fascismo ha bisogno di tutti, L'ITALIA HA BISOGNO DI TUTTI I CITTADINI VOLENTEREOSI PER COMBATTERE!!", i medici purtroppo non bastano mai. Ed eccomi a fare la guerra, se non altro posso ancora aiutare le persone, non mi interessa lingua, nazionalità, colore della pelle, almeno faccio ancora un lavoro gratificante e relativamente al sicuro rispetto ai soldati in prima linea.

Non sapevo cosa mi aspettava.

Orami sono tre anni che passo a riattaccare pezzi di persone o che assicuro che se la caveranno e so già che non supereranno la notte, che sto mentendo loro, solo per sperare che muoiano nel sonno senza soffrire visto che non posso fare nulla,nulla!

Capitano Bianchi! Addetto al comando dell'area medica! Ma per piacere, siamo quattro gatti e pure mal equipaggiati, uno dei pochi lati positivi è la mia infermiera Magdalene, mi domando ancora come una ragazza così bella sia finita a rammendare persone insieme a me, con lei riesco a parlare ed a far calare il mio stress, fino a due anni fà in cui malauguratamente perse una gamba a causa di una mina, tentai tutto ciò che era in mio potere, ma dovetti amputargli la gamba, ricordo ancora le sue urla, da allora non mi sono mai ripreso completamente.

Ormai ho stabilito l'area medica, anche se ci vuole parecchio coraggio a chiamarla tale, in una vecchia chiesa di Stalingrado, so che generalmente le vecchie strutture sono più resistenti se hanno retto i secoli precedenti. Stavo trattando i feriti con Magdalene, quando entra un generale delle SS con un suo seguito che incomincia a ribaltare vari feriti, cerco di farmi dare delle spiegazioni gentilmente(non sai mai cosa possa fare un generale delle SS), più irruenta è stata Magdalene, ma la ho trattenuta. Sbarrare tutto mi ha detto non so perché, ma vedevo sincerità nei suoi occhi, così ordinai che venisse eseguito immediatamente.

Improvvisamente il portone della chiesa salta in aria e una raffica di mitra dalla porta falcia le persone, entrano delle persone, o almeno così credevo che incominciano a SMEMBRARE LE PERSONE!

Disperato vado verso il generale che ci fa entrare in una cripta, ci fa aprire il sarcofago di un cavaliere dicendoci che quelle armi sono l'unico modo per uccidere le creature, i pochi rimasti tentiamo un contrattacco, sono il primo a tentare, tanto, morti siamo morti se non proviamo a fare qualcosa. Muore, non ci credo, raffiche di mitra e una lancia li elimina? Preso dal coraggio ne uccido un altro e attacco l'ultimo in piedi! Pessima idea...Quasi mi sventra e cado a terra svenuto moribondo. Mi risveglio grazie alle cure di Magdalene solo per sentire la storia del generale moribondo, su queste creature e del fatto che dobbiamo proteggere le armi.

Decidiamo di seppellire le armi, scudo e armatura vicino all'argine del fiume, non so quando come le recupereremo, nè se ci ritroveremo a provarci, ognuno prende le proprie strade, orami è una fuga dai Russi. Io rimango con Magdalene, ci dirigiamo verso le file russe, magari ci scambieranno per civili. Ma ovviamente veniamo intercettati da un soldato russo, ecco ora ci ammazza, invece me lo vedo svenire davanti agli occhi, il poveraccio ha una gamba messa malissimo. Gli presto soccorso, non ho dimenticato il mio giuramento medico, per fortuna riesco a fermare l'emorragia e ricucirlo. Il giorno dopo riprende i sensi sorpreso del nostro gesto, gli faccio capire che sono un medico e che la gente la salvo e non la ammazzo senza un motivo.

Ci porta ad una gip su cui vedo i precedenti passeggeri crivellati di colpi, per fortuna il motore funziona ancora e anche se malandato riesco a guidare seguendo le indicazioni del russo. Ad un incrocio scende e ci indica la direzione da prendere per riunirci alla colonna di fuggitivi, lui aspetterà i suoi compagni, lo ringraziamo e ripartiamo.

Riusciamo poi a riunirci ad un gruppo in fuga dalla città, Magdalene dice che conosce un posto in cui potremo nasconderci ed aspettare per rimetterci in sesto, ma io non voglio più aspettare, ormai è da troppo che reprimo i miei sentimenti per lei a causa della guerra, il nostro legame è diventato molto forte e non so per quanto ancora vivrò a causa di questa guerra. Ma una cosa la so, voglio se non altro passare questo tempo con lei, voglio sposarla, domani mi dichiarerò e spero con tutto il cuore che dica sì.

Oooooh bene siamo arrivati, è sempre un pò stancante il viaggio fino a Berlino per trovare Michael, me ultime notizie che ci ha portato non sono esattamente incoraggianti. La morte di Girolamo Petri e Reinhard Hauftauen dissanguati è fin troppo sospetta.

Una volta arrivati io e Magdalen ci troviamo davanti Jhon sdraiato su una motocicletta, è talmente cambiato che solo io in un secondo momento lo riconosco.

Dopo i saluti ci informa che Michael non c'è e nessuno risponde da casa, strano solitamente la servitù ci apriva sempre e ci faceva accomodare visto che Michael ama andare a caccia nei dintorni.

Ci sembra sospetto e quindi decidiamo di entrare nella casa tramite una porta di servizio grazie a Jhon.

La casa è completamente al buio, tutte le finestre sono chiuse e non sento neppure un rumore di domestici che lavorano, e sento aleggiare un forte odore di sangue, incomincio a preoccuparmi seriamente...

Percorriamo il corridoio per arrivare all'entrata principale, quando ci arriva da buio uno dei cani di Michael gravemente ferito, facendoci prendere uno bello spavento. Arrivati nella stanza centrale purtroppo i miei timori prendono conferma, una pila di cadaveri ordinatamente disposta al centro della stanza.

Assieme a Jhon iniziamo ad aprire le imposte per vedere meglio la scena, quando mi fa notare delle scie provenienti dai prati alti che corrono verso di noi. In fretta chiudiamo le imposte e con la coda dell'occhio vedo che sono una moltitudine di cani. Per fortuna chiudiamo le finestre in tempo e ci precipitiamo a chiudere e barricare pure la porta sul retro che era rimasta sul retro.

Una volta calmata la situazione ci dobbiamo preparare a difenderci, andiamo nell'ala storica e Jhon riesce a rendere servibili quattro pistole, prendiamo inoltre dei fucili con baionetta e prepariamo una barricata sulle scale per il piano superiore, dove apriamo la finestra per osservare la situazione, ci portiamo dietro pure il cane di prima e lo stabilisco.

Verso sera sentiamo un'altro attacco da parte di quei cani e poco dopo Cesare compare dalla finestra, dopo i saluti e spiegazioni assieme a Jhon va ad esaminare i corpi in salone, mentre io e Magdalen restiamo alla barricata.

Poco dopo però i cani attaccano e siamo costretti ad una rovinosa ritirata nella stanza più vicina, vediamo pure il cane ferito venir trasportato da una forza sconosiuta, spiriti ci mancava solo questa, se non altro non pare esserci nemico.

Una volta barricati in stanza scappiamo dalla villa scendendo dalla finestra tutti e prendendo la nostra macchina andando in città.

Prendiamo una stanza in albergo e cerchiamo di fare il punto dell'accaduto, cerco pure di mettermi in contatto con Ivan, ma nulla, scopriamo che Jhon era quello che controllava lo spirito di prima.

La mattina ritorniamo alla villa e dopo aver controllato l'assenza di quei cani non morti andiamo in cerca di Micheal, visto che non era tra i cadaveri nella villa. Cesare va a controllare il carro armato in giardino e vi trova Michael gravemente ferito, gli presto i soccorsi, ma gli occorre l'ospedale se vuole sopravvivere, facciamo andare via Jhon e Cesare che sono a quanto pare ricercati e rimaniamo noi due a chiamare i soccorsi.

Accompagniamo l'ambulanza in ospedale e parliamo con la polizia che ci ritira i documenti per controlli, ci hanno detto che ce li renderanno a breve. Speriamo che Micheal si riprenda e ci spieghi un pò degli ultimi eventi.

Ci eravamo fermati nella città di Beda, John e Cesare erano spariti per sorvegliare la casa di Beda. Improvvisamente ricevo una telefonata da Cesare che mi dice di andare in una casa, prendo l'auto e vado con Magdalene all'indirizzo. La casa è a dir poco fatiscente e il quartiere è a dir poco malfamato, vado alla casa provo a chiamare Cesare, nulla trovo pero un drogato che mi apre chiedendomi soldi, incomincio a sospettare che Cesare ci abbia dato il posto sbagliato. Mentre torno all'auto la vedo circondata dagli abitanti del luogo che cercano di "amoreggiare" con Magdalene alla guida, come al solito si diverte a dar false speranze a quelli ci cascano sempre, sigh... Mentre aggiornavo mia moglie vengo richiamato dal drogato della casa che mi dice che c'è un mio amico di sopra, ma vuole una mancia per farmi entrare in casa, ho con me una delle banconote da 100 marchi falsi, questa povera anima li userà per la droga ma almeno non soffrirà molto per un pò. Gli do la banconota e questi mi fa entrare in casa aprendomi la porta e con pure un inchino. Dentro era tutto buio e mezzo diroccato, facendo mota attenzione salgo e su un divano trovo John tutto malconcio, mi faccio spiegare il sunto dell'accaduto e poi mi avvio a prendere la mia borsa da medico, arrivato subito fuori dalla casa sento un gran rumore e un raschiare della frizione, mi precipito e vedo che Magdalene è a posto, ma i malviventi hanno rubato il contenuto del porta bagagli, compresa la mia borsa che vedo la stanno studiando. Mi avvicino a loro e gli parlo con tranquillità mostrandomi non ostile, col capo del loro gruppetto ci mettiamo d'accordo che per 100 marchi (ovviamente falsi, ma vista la loro gentilezza non mi faccio scrupoli) mi ridanno la borsa, curi John e lo porto in auto e torniamo in albergo.

Qui ci raggiunge poi Cesare che ci aggiorna della loro avventura nell'inseguimento in moto e degli zingari.

Decidiamo di aspettare i passaporti, io resto a tener sotto controllo John per vedere che riprenda bene, nel mentre parlo con Ivan e mi faccio raccontare da lui quello che la sapeva sulla storia di questi mostri e delle armi con cui era possibile ucciderli, pare che infatti fosse compito dei templari contenere il male che proveniva dall'est.

Mentre passano i giorni Cesare riceve due attacchi ad opera degli zingari uno mentre guidava portando i giro Magdalene per spese e mentre faceva una ronda attorno all'albergo.

decidiamo di partire subito per il confine.

Ivan rimane con noi a patto che non uccidiamo nessuno se non come ultima risorsa e se ci sottoponiamo a degli "allenamenti", pare che i nostri nemici ci possano trovare perchè abbiamo toccato quella palla di carne e pare che però possiamo schermarci se ci alleniamo costantemente con lui.

L'auto non possiamo tenerla e grazie a Beda, o dovrei dire Marko ora, ce la farà raggiungere a casa sana e salva.

I passaporti infatti sono arrivati, ma adesso i nomi sono tutti diversi:

Jhon

Adelbhert Machela

Antonio

Anatnol Cherny

Cesare

Frieso Kopeky

Beda

Marko Bilsky

Magdalene

Veronika(Verka) Balazy (Cherny)

Ivan

Gjrj Flesar

Ci dovremo abituare a questi nomi per non destare sospetti, dovremo imparare pure la lingue visto che nessuno di noi a parte Marko la conosce si è offerto di darci lezioni.

Inoltre ci spiega che per viaggiare dovremo stare in un vano del camion che funge da doppio fondo, inoltre abbiamo dovuto cambiarci per avere un aspetto più consono al ruolo che vogliamo interpretare e abbiamo potuto prenderci dietro solo le cose essenziali, per Veronika è stata la cosa più dura, visto che è sempre stata abituata che gli portavo dietro sempre un emporio in pratica.

Viaggiamo così con la sera le lezioni di Gjrj e Marko, quest'ultimo ci fornisce pure le armi una volta arrivati a fermarci prima di Praga.

Decidiamo che per il futuro è meglio se ci procuriamo delle false bolle da carico, targhe russe e come carico del camion per non destare sospetti prendiamo pure due moto ceche.

Speriamo che il tutto vada bene, altrimenti non moriremo ad opera dei demoni, ma per opera dei russi...


..........

Passammo il resto della mattinata a riposare, sentimmo poi un rumore di elicotteri da trasporto militare, decidemmo di nascondere subito le armi e tutto il resto.

poi Cesare e John presero la moto e andarono in avanscoperta per capire cosa stava succedendo, ovvero se quei elicotteri erano per noi o no.

A mattinata ormai inoltrata tornarono e ci dissero che ci stavano cercando con una tattica a scacchiera, ma non avevano i identikit e con buona probabilità neppure del nostro mezzo.

Fu deciso allora di spostare il camion vicino alla strada principale, in modo tale da poterlo far figurare come un guasto al mezzo. Ovviamente solo Bedha e Ivan sarebbero rimasti lì ed avrebbero fatto sviare possibili problemi. Una volta passato il controllo in quel punto ci saremmo riuniti a loro e avremmo aspettato che i controlli cessassero per riprendere la marcia. Quanto sarebbe stato bello...

Il resto di noi si sarebbe spostato in un casolare abbandonato che Cesare e John hanno trovato lungo le campagne, a turno fummo portati in moto e aspettammo un paio di ore.

Quando ritenemmo che fosse passato sufficiente tempo Cesare e Jhon avrebbero dovuto portarci al boschetto a farci riunire al gruppo, stranamente ci stavano impiegando troppo tempo, mia moglie era in uno stato di agitazione quasi incontrollabile.

Quando mi ha preso John mi ha spiegato che Bheda e Ivan hanno avuto qualche problema, pare che li abbiano presi in auto (hanno assistito da lontano alla scena).

Ci siamo messi l'anima in pace ed abbiamo aspettato il loro ritorno.

Ovviamente siamo rimasti sbigottiti quando Bedha è arrivato ferito su una jeap dell'esercito ammaccata, con Ivan messo malissimo e due soldati uccisi!

a quanto pare Bheda era riuscito a far sviare inizialmente i sospetti si di lui, ma pare che varie scelte sbagliate abbiano portato ad una situazione tale che abbia dovuto intervenire con la violenza per non cercare di essere scoperto, portando alla rovinosa fuoriuscita da strada che li ha conciati veramente male, senza contare che Ivan è estremamente arrabbiato, credo che non possa dimostrarlo per via del dolore, per la continua uccisione di persone nonostante la promessa che gli avevano fatto.

Pare che le cose si stiano mettendo al peggio, decidiamo di defilarci e di andare a nasconderci nel casolare di prima, riesco a portare la jeap fino alla zona, ma poi il motore di abbandona.

Adesso abbiamo con tutta probabilità allertato le truppe e ci cercheranno! Che il Signore ci protegga!

 

Dopo esserci procurati i vestiti abbiamo deciso di andare alla stazione dei treni, non ho idea di come funzioni qui in Russia, ma un treno fino a Mosca forse riusciremo a trovarlo. lo scopo è quello di passare più inosservati possibile e l'ultima cosa che i nostri nemici si aspettano è che lo facciamo legalmente.

Parcheggiato il furgone lasciamo Cesare e Ivan a controllarlo.

Entrati nella stazione ci troviamo in un area sotterranea con circa duecento persone, la biglietteria è ghermita da un nutrito gruppo di persone e da un'altra parte persone in fila passano un controllo per andare ai binari.

Provo ad osservare osservare come funziona il blocco e pare che questi facciano dei controlli randomici lungo la fila, quelli che scelgono vengono presi e portati in una stanza laterale e dopo dieci minuti li vedo uscire con facce stravolte. Ciò nonostante non vedo biglietti e neppure documenti vari.

Beda , visto che è pure l'unico che sappia leggere il russo, prova ad andare alla biglietteria e poi completa quello che avevamo già capito. Ovvero che non è richiesto nessun biglietto e che per città vicine non serve il permesso per spostarsi, ma per lunghe distanze occorre presentare un documento che permette così la tratta. Noi ovviamente avremmo bisogno di quest'ultimo, ma i nostri documenti non penso consentirebbero il passaggio, inoltre se per qualche motivo prendessero anche solo uno di noi per interrogarci rischieremmo troppo di far saltare la nostra copertura, senza contare la gamba rotta di Ivan.

Preoccupati per il da farsi veniamo interrotti da una ragazza che da in giro dei volantini, offrendone uno a mia moglie, purtroppo in questo tempo passato in Russia si è dedicata poco allo studio della lingua, facendo attirare un pò troppo l'attenzione. Per fortuna l'intervento di Beda fa andare via la ragazza, anche se questa viene seguita subito da John che ci fa segno di aspettare cinque minuti.

Dopo dieci lo vediamo tornare, affermando di aver trovato delle persone in grado di portarci oltre il confine da cui poi potremo andare verso Mosca.

Dovremo trovarci la sera ad un loro punto d'incontro, nel mentre, facciamo passare il tempo in un circolo per operai una volta spostati con il furgone.

Rimaniamo fino a sera e purtroppo Beda e Magdalen alzano un pò troppo il gomito. Fin qui sarebbe andato tutto bene, se non si fossero messi a cantare in tedesco! Li facciamo subito uscire per prendere un pò d'aria e per allontanarli da certe occhiatacce che arrivavano.

Decidiamo di riprendere il viaggio ed andare al punto d'incontro che si rivela essere una discarica di carcasse.

John va avanti da solo e aspetta...improvvisamente una moltitudine di persone esce da ogni parte e circonda John, ma senza segni di aggressività pare, noialtri comunque prepariamo le armi pronte a far fuoco se necessario.

Dopo qualche minuto John torna e la massa si disperde, pare che per il passaggio oltre il confine dovremo rapinare un furgone per loro.

Cerchiamo poi una zona per la notte al chiuso e troviamo un capanno abbandonato in cui passiamo la notte.

Il giorno dopo lasciamo Ivan al capanno ed andiamo ad una segheria, dove ci forniranno alcuni mezzi per il colpo, l'idea è quella di stendere al momento giusto delle assi chiodate che buchino le ruote e consentirci così di rimorchiare il furgoncino al nostro.

Arrivati alla segheria uno degli uomini della sera prima ci apre un capanno, dentro troviamo una mitragliatrice da postazione, dinamite e attrezzi vari che prendiamo.

Andiamo poi al punto in cui dovrebbe passare il mezzo, inoltre una cosa che ci è vietata assolutamente è aprire il contenuto sul retro del furgone...già sto facendo una cosa contro la mia natura, almeno non voglio sapere cosa diavolo contenga quel fugone...

Arriviamo al posto e grazie ad un pò di logica riusciamo a capire da dove dovrebbe arrivare, dopo varie discussioni concordiamo sul piano di mettere la mitragliatrice fissa nascosta dal lato interno della curva, alcuni di noi staranno di vedetta sopra i furgone che stara subito prima della curva, in modo tale da poter vedere bene in lontananza, arretrare, stendere le assi con i chiodi e dare l'assalto.

Semplice ed efficacie...quando mai le cose vanno così...

In lontananza vedemmo il furgone, ma con esso c'era pure un carrarmato!

Subito torniamo indietro a creare un nuovo piano.

Così piazziamo un albero in mezzo alla strada e prepariamo la dinamite nel punto in cui il carrarmato dovrebbe fermarsi, Beda al volante, io e John con le mitragliatrici ed Elizhabet con la pistola assaliremo il furgone, mentre Cesare terra impegnato il carro con il mitra.

Il piano scatta e pare andare come si deve, il carro viene danneggiato e Cesare fa fuoco di soppressione, mentre noialtri assaltiamo il furgone.

John e io riversiamo una mare di piombo sui soldati presenti nel furgone, lui contro quelli sul retro es io sulla cabina, il problema è che la torretta del carro si sta muovendo...

 

La smitragliata ricevuta mi fece svenire, a causa delle ferite che ancora riportavo nello scontro contro i bruchi durante la prova.

Ciò che racconterò è quello che mi hanno riferito Cesare e John al mio risveglio.

Con grande sforzo Beda e John erano riusciti a mettere in fuga la guardia del furgone, anche se Beda ne era uscito quasi ucciso dallo scontro a fuoco, nel mentre Cesare era riuscito a fuggire dalla mitragliatrice poco prima che il carro gli sparasse contro, avviandosi verso il carro e cercando di ingannare i piloti che era un loro compagno che chiedeva aiuto. I piloti non ci cascarono...

John però una volta controllato che le guardie stessero effettivamente fuggendo andò ad aiutare Cesare, gli fece fare silenzio e sparando un paio di colpi di pistola fece finta di aver sparato a Cesare, fingendosi una guardia del furgone. Questa volta i piloti sbaglarono...e fu il loro più grande errore... un secondo dopo erano tutti morti, Cesare aveva scaricato l'intero caricatore dentro il carro uccidendoli.

A seguire John presto soccorso a me, Magdalene e Beda riuscendo a bloccare le nostre emorragie. Andarono a controllare il carico e constatarono che per fortuna era rimasto intatto il suo contenuto, inoltre provarono a sollevarlo, ma era di una pesantezza incrednibile impossibile da trasportare a mano sul nostro mezzo.

La fortuna volle che entrambi i mezzi, nonostante i danni ricevuti, fossero ancora utilizzabili. Così facendo ci avviamo verso la falegnameria e qui John è riuscito a farmi riprendere i sensi. Subito mi accorsi della gravità delle ferite riportate da Beda e così, nonostante l'ottimo lavoro che aveva fatto John nel bloccare il sanguinamento iniziai le operazioni di sutura delle ferite, dalla mia esperienza ritengo di aver fatto un tale lavoro di fino che non gli rimarranno neppure le cicatrici, anche se conoscendo Beda potrebbe usarle per fare colpo sulle donne, bhà beata gioventù che trova lati positivi pure su queste cose.

Una volta rimesso in sesto ho pensato pure a Magdalene, le sue ferite erano più superficiali, notando pure che la sua gamba aveva diversi buchi ora.

Una volta finito il mio lavorò però notai che per via dello sforzo avevo la febbre che mi si stava alzando, decisi quindi di andare a riposare nel capanno.

Il pomeriggio, mentre stavo riposando John mi riferì che era passato quello della mattina, portandoci provviste e avvisandoci di rimanere qui fino a quando le acque non si fossero calmate, sarebbero venuti a prenderci poi per portarci in un posto più sicuro tra qualche giorno. Va bene, ma ricordai a John un piccolo particolare che si era dimenticato...Ivan!...il nostro amico ci stava ancora aspettando ed era ferito! Subito John e Cesare sono partiti per andare a prenderlo usando delle bici trovate nella segheria.

Il loro ritorno avvenne nella mattina, avevano tagliato per i campi per evitare i blocchi di guardia, da quello che sembrava avevamo causato un vespaio.

I seguenti giorni per me sono stati estremamente confusionali a causa della febbre alta che ho avuto, mi sono ripreso però solo dopo quasi una settimana.

Il sesto giorno torno a prenderci il tipo della malavita e ci condusse in una vecchia cava di carbone, in cui saremmo dovuti rimanere per i prossimi giorni aspettando il momento di poter partire. Il loro piano è quello di farci salire su un treno per Mosca.

Ci ha lasciato altre provviste, e preso il nostro mezzo, lasciando a noi il furgone con il carico rubato.

In seguito però abbiamo cominciato a preoccuparci. Siamo nel nulla assoluto, se decidessero di eliminarci o decidessero di non mantenere i patti nessuno li potrebbe bloccare o impedire, dobbiamo pensare ad un modo per garantire che non facciano scherzi...

 

Arrivammo la mattina presto a San Pietroburgo, nonostante i problemi alle auto, purtroppo abbiamo dovuto fermarci visto che in lontananza intravedemmo un blocco stradale, dei soldati controllavano le auto che arrivavano da fuori città.

Ci fermammo simulando un controllo all'auto, discutemmo su come procedere visto che era possibile che la polizia fosse già sulle nostre tracce dopo quello che era accaduto a Mosca e per via della nostra fuga e del nostro compagno giornalista.

Dopo qualche minuto decidemmo di procedere in auto io, Ivan, Magdhalen ed il giornalista, mentre Cesare, Bheda e Jhon decisero di tornare indietro con l'auto lasciandola in un punto non visibile dal blocco stradale.

Il blocco lo passammo senza problemi, le guardie semplicemente bloccavano le auto e controllavano a vista se c'erano carichi ingombranti con i passeggeri o nei loro bagagliai.

Superato il blocco procedemmo fino a quando il blocco non fosse più visibile ed aspettammo l'arrivo degli altri. Aspettammo una buona oretta prima che il resto del gruppo ci raggiungesse, pare che non volessero abbandonare le armi comprate a Mosca e che nel tentativo di farle passare inosservate le abbiano smontate e nascoste addosso.

Per me è stato un rischio inutile, ma per fortuna sono riusciti a mescolarsi ad altre persone che entravano in città.

Da qui decidemmo di abbandonare l'auto e procedere a piedi visto che il centro era poco distante ed avevamo tutti bisogno di riposare. La città era molto bella e il nostro compagno giornalista ci portò in un buon hotel per alloggiare la notte, la giornata la passammo lì, mentre lui andava a cambiare del denaro per pagare la nostra permanenza.

Sento che il mio fisico sta perdendo sempre più velocemente la sua forza, temo che tutti questi continui sforzi non abbiano giovato per nulla alla mia condizione. Non so per quanto ancora la malattia mi permetterà di andare avanti.

Il mattino dopo, grazie all'accortezza del giornalista ci procurammo una cartina e ci incamminammo verso la destinazione in cui erano custodite le armi sacre. Non impiegammo troppo per arrivare alla nostra destinazione, la via era una serie continue di case e capannoni. Arrivati a destinazione ci trovammo davanti una casa o ufficio abbandonato a tre piani, con gli scuri tutti chiusi ai primi due piani.

Dopo esserci scambiati alcuni sguardi dubbiosi mi feci avanti e bussai ripetutamente, ma nessuno si fece avanti, nonostante i tentativi. Cercammo pure di chiamare se c'era nessuno dentro, ma nulla.

Visto che la strada sta cominciando a riempirsi di gente decidemmo di andare a mangiare un boccone e di riprovare nel pomeriggio.

Andammo così in un mensa e dopo aver mangiato con calma ci avviammo di nuovo verso il luogo della mattina.  Mentre stavamo procedente improvvisamente mi girai e vidi Jhon e Cesare che stavano combattendo contro un gruppo di uomini, uno di questi aveva pure tirato fuori una daga, ma la cosa che mi sorprese era che parlavano in latino. Cesare era arrivato alla mia stessa conclusione, quelle persone erano monaci o comunque combattenti ospitalieri, purtroppo il suo latino era piuttosto arrugginito e questi credo non capissero cosa stava cercando di dire loro.

Arrivato un po' trafelato spiegai loro che non eravamo nemici, ma che eravamo stati inviati a recuperare le armi sacre. I monaci almeno smisero di aggredire Cesare e Jhon e quello che sembrava il loro capo ci chiese di dimostrare la veridicità delle nostre parole. Per fortuna ci ricordammo del saluto tipico che gli ospitalieri  e subito dopo vedemmo i loro volti rilassarsi.

Ci incamminammo ed arrivammo alla casa della mattina e qui ci fecero accomodare in uno scantinato facendoci sedere tutti e ci continuare a porre domande su di noi, per controllare la veridicità delle nostre affermazioni.

Infine ci dissero che dovevamo trovare una persona che sarebbe venuta qui domani mattina.

Tornammo così il giorno dopo e fummo condotti all'ultimo piano della casa, qui trovammo due uomini armati che ci accompagnarono ad una porta.

Di schiena c'era l'uomo che dovevamo trovare e con nostra immensa sorpresa si trattava di Mikael!

La sorpresa fece subito spazio alla gioia e poi ai racconti. Lui ci raccontò come aveva inscenato la sua morte per sfuggire alle creature e di come era giunto in città e messo in contatto con i monaci, mentre noi gli raccontammo di quello che era accaduto da dopo la nostra partenza.

Mikael ci spiego dove si trovavano le creature ed alcuni piani per raggiungere l'isola al centro del fiume della città.

Il piano alla fine era quello di far paracadutare Cesare sull'isola, noi nel mentre avremmo preso il furgone delle pulizie, a seguire avremmo usato un incidente automobilistico per creare un diversivo. Nel mentre Cesare avrebbe eliminato le guardie del ponte. Così avremmo potuto entrare con tutte le nostre cose e dare l'assalto alla base delle creature. Mentre noi penetreremo nella base nemica un gruppo di mercenari prenderà il posto delle guardie per darci copertura.

L'interno della struttura sotterranea purtroppo è sconosciuta e sarà un salto nel buio, l'unica altra cosa he sappiamo è che il rituale portato dal giornalista dovrebbe essere in grado di rendere mortali quelle bestiacce, speriamo che funzioni.

Mentre discutevamo ebbi un attacco di tosse e tossi sangue, purtroppo gli altri lo notarono, temo che il mio tempo a disposizione sia minore di quello che speravo.

Passammo due settimane ad allenarci, riprenderci e preparaci per l'impresa che ci aspettava in un capannone di Mikael  giù al porto.

Le mie condizioni purtroppo peggiorano di giorno in giorno…

ANTONIO BIANCHI E LA REALTÀ RELATIVA

Passano alcuni giorni da quando avete incontrato Michael e i monaci. Dopo alcuni tuoi sfortunati colpi di tosse pieni di sangue i monaci ti fanno qualche domanda e spiegate loro la situazione ti fanno una proposta "Caro figliolo le tue condizioni sono ormai critiche disperate possiamo svegliarti un rimedio temporaneo che però a cui era i dolori della tua malattia ma potrebbe anche in compenso aumentarti incredibilmente le capacità fisiche bruciando velocemente quel poco di vita che ti resta"

Antonio Bianchi: Li guardo con gentilezza e tristezza "Credo sia meglio morire proteggendo la propria famiglia, se mi dovessero mancare le forze durante l'operazione non solo potrei morirei io, ma pure mia moglie e tutti gli altri, vanificando tutti i nostri sforzi e lasciando in pericolo i miei figli, voglio che vivano una vita libera dalle paure e da quelle bestie." "Ho vissuto e visto abbastanza orrori, se riusciro a rendere il mondo migliore a scapito della mia vita non vedo perché rifiutare". "Ditemi di cosa si tratta, ma se posdibile non dite agli altri nulla, sopratutto mia moglie, proverebbe a dissuadermi o si mettetebbe in pericolo la sua stessa vita."

Ti conducono in una piccola chiesetta apparentemente abbandonata. "qui caro fratello avrai il tuo addestramento, starai separato dai tuoi compagni fino ad inizio missione.. qui allenerai zona notte sia il fisico e la mente per sopportare quello che ti aspetta e lenire le ferite incurabili che hai al suo interno cercando di prolungare e potenziare la fievole fiamma di vita che ti resta la tua anima immortale potrà far resistere il tuo corpo ben oltre i suoi limiti" " sentiremo noi tua moglie i tuoi compagni che stai distante da loro fine inizio missione" Assieme a te nella chiesetta una decina di monaci pregano mentre tu ti addestri. "ora inizia l'addestramento pregando per le prime ore.. poi verrà il resto" ti porgono una piccola anfora "quando senti le forze venire meno ho i dolori sopra farti bevi da questa anfora vedrai che la tisana al suo interno ti fortificherà"

Antonio Bianchi: Li ringrazio e incomincio a pregare come mi dicono, aspettando l'inizio effettivo dell'allenamento. (prima gli chiedo)"Dovro assumere una mistura prima dell'operazione d'attacco quindi, tutto questo servirà quindi ad evitare che mi uccida subito dopo averla assunta?"

"esatto figliolo" "adesso prega"

Antonio Bianchi: Mi metto a pregare.

Perdi la cognizione del tempo e ti interrompi ogni tanto solo per bere dall'anfora. Ti senti chiamare e ti rendi conto di avere gli occhi chiusi.. li apri.. vedi vicino a te un monaco anziano, sei in una piccola stanza e tu sei steso in una nicchia, dall'altra parte sempre in una nicchia simile alla tua una cassa funeraria. Il monaco ti spiega che sei svenuto, segno che l'infuso che hai bevuto ha fatto effetto, poi hai dormito per un giorno intero. Sei sconcertato, ma ti senti forte e vigoroso, chiedi cosa ti aspetta e il monaco dice "ora che il tuo corpo é fortificato rafforzerai la mente.. vieni con me" Ti conduce attraverso dei corridoi senza finestra con puzza di aria vecchia.. ti rendi conto di essere sotto terra.. e chiedi
"dove siamo?" il monaco ti spiega che siete sotto la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato in un sistema di catacombe abbastanza recente costruite per scampare al comunismo. Ti conduce verso una scala e iniziate a scendere, perdi il conto dei gradini e ti sembrano mille, arrivate in una zona illuminata da torce cosparse di pece, ne senti l'odore pungente, é una stanza dall'aria stantia di una decina di metri per altrettanti , al centro un masso di pietra molto grande, in tutte le dimensioni misurerà quattro braccia da panno, arrivando quasi al basso soffitto. Il monaco ti guarda e ti dice "frantuma il masso"

Antonio Bianchi: Lo guardo sconcertato, cercando di capire se davvero dovrò spaccare la pietra a mani nude "perdonatemi ma come posso fare? Non vedo atrezzi, dovrò usare le mani? Inoltre come può questo rafforzare la mia mente, vi prego ditemi maestro."

Il monaco ti dice "Io non sono un maestro ma solo una guida, solo tu puoi essere il maestro di te stesso. La tisana che hai bevuto ti ha condotto su un altro livello dell'esistenza, sei su questa terra.. e non ci sei. Come questo masso. Ora la tua mente può cose che non potrebbe nel mondo concreto, siamo ad un livello di esistenza dove vivono i nostri nemici, qui si possono cose fisiche che la mente pensa.. concentrati, trova la forza dentro di te e distruggi il masso."

Antonio Bianchi: Mi concentro, ripenso agli insegnamenti d'Ivan, libero la mente e mi focalizzo sul mio obbiettivo, la rottura del masso. Quando mi sento un tuttono con il mondo che mi circonda, sferro un colpo con tutta la mia volontà verso il masso con l'intento di frantumarlo.

Ti inginocchi e inizia a concentrarti pregando, focalizzi la tua mente sul sasso, passa un tempo interminabile e ti ritrovi coperto di sudore prono in avanti con le braccia appoggiate a terra. Stai quasi per svenire quando senti qualcosa, un'energia potentissima,uscire da te e concentrarsi sopra il masso.. guardi e c'é un enorme spada ricoperta di fiamme che cala verso il masso e colpo dopo colpo lo riduce in frantumi, almeno una parte, poi senti le tue forze mancare e poi più niente. Una voce lontana ti chiama ti chiama ti chiama la voce si fa sempre più forte il richiamo sempre più assillante finché non ti svegli.. é il monaco che ti ha condotto lì molto preoccupato chino sopra di te e tu sdraiato nella stanza della prova, ti dice "Avevi il sangue che ti usciva dagli occhi e dal naso pensavo fossi morto e invece ce l'hai fatta" e si gira verso il masso, ti giri anche tu e vedi che il masso é tagliato in due.

Antonio Bianchi: Cercando di riprendermi, mi siedo e dico "Quindi questa è la realtà? Ma come sono riuscito a fare questo usando solo la mente, è un miracolo?"

Il monaco di dice "Non é un miracolo e non é precisamente la realtà che conosci.. nel mondo reale esistono due realtà. Quella materiale e tangibile e quella immateriale e intangibile per noi. Sono entrambe reali e tangibili nella loro parte di realtà ma completamente intangibili e invisibili nell'altra.. e coesistono nel medesimo spazio. In questo spazio, la stanza che vedi, predomina lo spazio immateriale e la pietra é immateriale nel tuo mondo reale.. la tisana che hai assunto ti ha fatto avvicinare all'altra metà della realtà e ora puoi interagire con entrambe. Inoltre qui la tua energia imnateriale é centuplicata dalla struttura della stanza. La spada che hai creato é una manifestazione della tua volontà distruttiva, non ho motivo di dubitare che quando creerai una difesa questa apparirà come un'armatura, queste capacità influenzano solo l'immateriale nella realtà materiale neanche le vedrebbero."

Antonio Bianchi: "In pratica con la mia forza di volontà posso plasmare la realtà immateriale in modo tale che influenzi pure il mondo della realtà concreta?"

"NO.. la volontà si materializza nella realtà immateriale.. e non può influenzare la realtà materiale"

Antonio Bianchi: "Mi consente quindi di proteggermi da a creature o cose del mondo immateriale che i miei compagni non vedrebbero, rientrano in questa categoria pure i vampiri?

Continua il monaco "Ora ti spiego. I nemici che andrai ad affrontare vivono parte della loro esistenza nella realtà immateriale e per sconfiggerli completamente devi sconfigferli in entrambe le realtà. Per esempio, i cadaveri di animali che vi hanno attaccato erano posseduti da spiriti maligni che li muovevano come burattini, é impossibile fermarli nella realtà materiale se non distruggere l'intero corpo, ma se si attaccassero direttamente gli spiriti che esistono nell'immateriale i corpi nella nostra parte di realtà cesserebbero di muoversi.. d'altro canto gli spiriti senza corpi materiali da manovrare non avrebbero potere sulla nostra realtà. Tu come quelli spiriti usi qualcosa presente nell'immateriale per creare la spada, ma questa non ha nessun effetto sulla realtà materiale."

Antonio Bianchi: "Credo di aver capito il concetto, anche se mi sembra tutto così incredibile nonostante tutto quello che ho incontrato. Prometto di usare questa forza per bandire per sempre quelle creature maledette. C'è una prosecuzione dell'addestramento?"

Con fare paterno il monaco ti dice "Puoi usarla in questa stanza che esalta le tue capacità e la tua volontà ed é pregna dell'immateriale, per usarla nella realtà materiale dovrai assumere qualcosa che distruggerà il tuo corpo e ti porterà ad una morte repentina e dolorosa. Bisogna aver fede. Salirai nel regno celeste o resterai su questa terra nella parte immateriale ignorato da tutti. Bisogna aver fede."

Antonio Bianchi: Lo guardo con gratitudine e dico:"Grazie, spero che le azioni della mia vita che mi hanno condotto fino a qui mi permettano di andare nel regno celeste e lì riunirmi quando il tempo verrà con i miei cari".

Nei giorni a seguire sai altri esercizi per migliorare le tue capacità nella realtà immateriale e sviluppando una velocità superiore alla tua reale un'armatura che ti protegge dai danni immateriali
e migliori migliori la spada. Sviluppi queste capacità con grande fatica e l'assistenza costante del monaco anziano che con i suoi consigli ti aiuta a sviluppare più velocemente le capacità oltre naturalmente alla stanza che ti permette di decuplicare le tue capacità immateriali naturali. Come già ti é stato spiegato sviluppi a questi livelli le capacità nella realtà immateriale perché con la tisana di erbe che assumerai avrai la possibilità di gestire dei poteri nella realtà immateriale molto superiori di quelli che ti sarebbe concesso gestire normalmente, ma per questo la tua vita si concentrerà in poche ore.. e poi basta. Il giorno stesso della missione, neanche un'ora prima dell'inizio, ti viene data la tisana, una mistura di erbe che non conosci semi densa dal sapore amarissimo che una volta bevuta ti fa svenire. Ti risvegli in preda a tremori e convulsioni che però passano in pochi minuti. I monaci ti conducono allora dai tuoi compagni.

Beda

Stavolta non ce la caviamo. In questa terra tiriamo le cuoia. Nascosti come topi in una cascina abbandonata in mezzo ai steppa. Sanno che siamo qui... Non si arrenderanno finche' non ci avranno stanati.

La mattina e' iniziata con elicotteri e pattuglie che perlustravano la strada. Pensiamo che ci siano anche posti di blocco. Una ricognizione in moto ci conferma che i militari stanno
perlustrando la zona palmo a palmo. Col mio bisonte tra le frasche non passeremo inosservati a lungo. Niente, decidiamo di metterci in strada e tentare di rimettere il camion
in strada e di fingere un problema, contando sui documenti falsi e sul mia capacita di oratore in russo. Nascondiamo le armi in una buca in mezzo al bosco.

Metto il camion in una buca nella parte lontana dello slargo e aspetto in compagnia del padre. I soldati non tardano ad arrivare. E con loro due ufficiali, che non si lasciano convincere e vogliono che venga accompagnato dal finto committente per verificare il trasporto.

Durante il viaggio riesco a corromperli, ma il massimo che riesco ad ottenere e' che mi lascino in strada. Dimentico pure i documenti.

Tornniamo a piedi al camion, ma li trovo due guardie che non si lasciano convincere, percio vengo riaccompagnato al loro campo. Spero di reincontrare i soldati che avevo corrotto e che confermino la mia versione.

Non sono fortunato e veniamo messi in una maccina per essere accompagnati al locale posto di polizia per ulteriori accertamenti sulla mia identita'.

Preso dalla disperazione faccio fuoti le due guardie in macchina provocando un grave incidente. Ma la macchina e' ancora utilizzabile. Riesco a ritornare a riunirmi con gli altri dove avevo lasciato il camion.

Recuperiamo le armi e ci nascondiamo in una baracca. Aspettando che l'armata rossa ci trovi.

John

Con l'autobus anni 40 tentiamo l'aggiramento dei blocchi dell'esercito. Cesare va al villaggio ed ottiene indicazioni, le tappe suggerite dalla gente del villaggio: Olemburg, Samara, Mosca. - PARTENZA DALLA PERIFERIA DI VOLGOGRAD / Stalingrado

Carichiamo l'autobus con una mitragliatrice pesante semicarrellata, 4 fucili anticarro e tutte le ppsh e le munizioni che abbiamo. E "LE ARMI" vencgono occultate il piu' possibile con l'aiuto di Beda, ancora convalescente. --GG 4 dalla partenza - Dopo 4 gg, di viaggio (circa 200km in direzione EST su strade poco manutenute e quasi sempre senza asfatatura) veniamo avvicinati da dei"cosacchi" (strani cavalieri abbigliati come i cosacchi del 19° secolo), che si rivelano essere un ordine monastico di"discendenti dei templari" (o dei cavalieri teutonici) dediti alla protezione degli artefatti che abbiamo trovato a Stalingrado durante la guerra.

Ci stanno seguendo da quando siamo entrati nella zona "rurale" indicata come "poco sorvegliata" dagli uomini del villaggio che ci ha venduto l'autobus. Sanno tutto delle armi, del fatto che le abbiamo e che queste ci hanno in qualche modo "accettati", nonostante ciò ci circondano (sono una cinquantina di cavalieri); la conversazione che ne segue ha del paradossale: devono decidere se farci proseguire o riprendersi le "loro" armi; infine ci accordiamo per venire istruiti nell'arte della difesa mentale, senza la quale non avremmo chances contro i demoni e in quel caso i "cosacchi" non ci farebbero proseguire (non con le armi, comunque), e sono disposti a morire per impedire che le armi sacre finiscano nelle mani dei demoni. Il "capo" mi benedice in segreto il medaglione. Mentre il gruppo di "templari" pulisce sul resto delle armi, e poi inizia quello che penso sia un rito di protezione o benedizione. --GG 1 dall'incontro coi cosacchi -- Partiamo il giorno dopo x destinazione ignota ("alleati" della congregazione che potranno conservare l'autobus e le armi convenzionali).

Alla sera, dopo una giornata di viaggio arriviamo in un villaggio di contadini alleati dei templari, lasciamo l'autobus e le armi pesanti. Mi porto la Beretta, il ppsh e 3 caricatori x arma.
Grande festa del villaggio, mi apparto la notte con Anisiya, una ragazza dagli occhi grandi e scuri, e mi lascio andare nell'oblio dei sensi, dopo tanto pericolo, lotte e morte, un abbraccio caldo
e sensuale mi rende un briciolo di serenità. Effimero come l'alba che ne segue.

Da quella notte di Stalingrado mi porto accanto solo sangue, terrore e morte, e ne hanno pagato il fio le 2 persone che piu' contavano per me. Ora sono solo un deserto arido. Devo ricordarlo. --GG 11 dall'incontro coi cosacchi -- Dopo altri 10gg di viaggio a cavallo arriviamo a quello che sembra essere un monastero/villaggio Templare. La parte in superficie della zona  appare brulla e desolata con costruzioni basse in pietra/legno di uno o due piani. Sembra impossibile che una comunità possa prosperare o anche solo sopravvivere qui. Invece ci  sono dei sotterranei dove,  con un ingegnoso sistema di assiti, forse mobili, facendo passare la luce in maniera controllata, la comunità alleva animali e coltiva il sostentamento per
tutti. Sotto questo primo piano "seminterrato" sono stati scavati altri 3  piani sotterranei, noi veniamo alloggiati al primo sotterraneo in "stanza" che non sono altro che nicchie senza porte.

I ns giacigli sono pagliericci fatti di sacchi di foglie secche. Iniziamo l'addestramento ma sono molto affascinato ed incuriosito dalla cultura e dallo stile di vita dei nostri nuovi "ospiti". Devo riprendere il controllo di me, altrimenti non riusciremo mai a sconfiggere i demoni...


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