... la campagna della domenica si svolge a fine 1300 d.C. (1398 all'inizio delle invasioni di Tamerlano) nella regione indiana nord-occidentale a ridosso delle catene montuose imalaiane nella valle dell'Indo e sarà incentrata sulle vicende di un ordine monastico che custodisce un grande tesoro; il corpo di Alessandro Magno..
... i monaci discendono da fidati guerrieri di Alessandro Magno che sono stati posti a Guardia del suo corpo più di 1700 anni prima, nel 326 a.C. assieme al corpo di Alessandro, ferito mortalmente nella battaglia di Aorno, vi é un immenso tesoro accumulato nelle ultime imprese del conquistatore..
… quello che la storia ufficiale di Alessandro Magno riporta in seguito a questi eventinon é di nessun interessa per la campagna.. basti sapere cheun sosia del condottiero fu messo come fantoccio per tenere assieme l'impero e poi ucciso due anni più tardi per l'impossibilità di continuare la farsa in vista di una grande campagna militare..
"Alessandro immergendosi nella Fonte dell'eterna giovinezza si accorse che per restare in vita, date le mortali ferite, non avrebbe mai più potuto allontanarsi da quella Fonte dovendosi immergere quotidianamente nelle sue acque per restare vivo."
. la fonte si trovava in un sistema di caverne nella valle del fiume Indo, qualche decina di metri sopra il corso del fiume all'interno dei monti circostanti.
. venne murata l'entrata e costruito un forte a difesa del muro, il tutto sorgeva su un piccolo promontorio, alto poco più di 80 m e 9 ettari di estensione, in un ansa del fiume Indo a ridosso dei monti.
. i soldati che fondarono il forte poi diventato polis e monastero in seguito furono circa 800, in gran parte asiatici/mediorientali con comandanti macedoni, circa 20. Questo nel 326 a.C. .
"Alessandro si sforzò in ogni modo di fondere e amalgamare le culture delle diverse etnie che abitavano le terre che si trovò a unificare sotto il suo impero, dimostrando una disposizione al sincretismo estremamente inusuale per un greco del suo tempo."
. nei 2 anni succesdivi vennero fatte giungere le famiglie dei comandanti macedoni con un contingente di circa 500 soldati, sempre fidati macedoni anch'essi con le famiglie al seguito, in totale circa 1200 persone.
. nel 320 a.C. il forte era diventato una piccola cittadina greca, con nome Andria da Alessandro, con una parte alta e una bassa dove viveva l'intera popolazione, che contava all'incirca 1300 persone di cui 600 combattenti. La maggior parte dei soldati non macedoni in una notte del maggio 321 era stata uccisa nel sonno per preservare il segreto del luogo, solo 100 fedelissimi furono lasciati in vita.
Il monte nella parte bassa era ricoperto per circa 4 ettari da case strade e il piccolo anfiteatro, nella parte alta 1 ettaro era per il forte e altri 2 ettari per il tempio votato all'immortale deizzato Alessandro e pochi edifici amministrativi. Il tutto ancora grezzo in mattoni di argilla. all'esterno i campi coltivati comunitari e gli orti privati.
. oggi 1398 d.C. o 1724 della nuova era, il forte é diventato un monastero di stile vagamente tibetano con un grande villaggio ai sui piedi, quasi 2000 abitanti di cui 800 combattenti e al di fuori delle mura più di 3000 persone arrivate nei secoli, da un po tutta la regione dell'indo e le terre circostanti, richiamati dalla protezione che i monaci offrivano alle genti che si ponevano sotto la loro protezione, il culto rimane segreto e ristretto alle famigli di discendenza macedone, dalle genti é considerato un culto ad una reincarnazione di buddha. Con i suoi 5000 e più abitanti Andria é passata nei secoli da villaggio a cittadina.
La cittadina di Andra ha mantenuto il carattere greco per quanto riguarda la struttura di città alta e città bassa e per quanto riguarda la libertà degli abitanti, unica connotazione particolare é la atipicità di alcuni abitanti che hanno una marcata connotazione ellenica nei tratti e gli abitanti non di discendenza macedone non possono ancora oggi avere un abitazione all'interno delle mura della città vecchia.
All'alba durante l'ultimo turno di guardia fatto da derco e te Eros i nemici si muovono inizio ad andare verso sud ah, Allora i monaci nascondendosi fanno passare l'unica da 10 guerrieri, decidendo di andare a nord verso il monastero perché convinti che un'altra unità di egual numero stia andando lì. Procedono per mezza giornata a ritmo sostenuto ed effettivamente arrivati in vista del monastero trovano 8 nemici appostati che sorvegliano la cittadina e altri due che era giunto il monastero dall'alto stanno scendendo per osservarlo meglio. Decidono per un attacco, 7 monaci andranno ad attaccare gli otto guerrieri fermi in osservazione e i 3 PG andranno a occuparsi di quelli che stanno scendendo verso il monastero. L'attacco ha successo e la prima aquila riesce anche a catturare il suo bersaglio, sperando di poterlo interrogare che qualcuno al monastero parli la lingua di questi stranieri.
Fratello Ladras, fratello Teros, fratello Derko e fratello Kreos sono incaricati di portare i corpi dei nemici uccisi distanti dal villaggio in una piccola valletta che viene usata come fossa comune, per evitare epidemie al villaggio, i corpi una volta gettati nella fossa verranno cosparsi con la calce che viene sempre lasciata nelle vicinanze.
I quattro monaci partono all'alba con un carretto abbastanza grande da trasportare i corpi della decina di nemici uccisi. Fratello Kreos, primo orso, porta il carretto a due ruote tutto da solo, gli altri lo seguono guardando che nulla cada durante il trasporto, tranne fratello Teros che precede il gruppo guardando che non ci siano ostacoli o persone ostili.
La valletta dove devono portare i cadaveri é piuttosto distante, con un carretto portato a mano ci si impiega quasi 7 ore di cammino.
A metà mattina la prima aquila si accorge di qualcuno che segue a poca distanza il gruppo, allora decide di tendere un'imboscata all'inseguitore mentre gli altri del gruppo si fermano e poco astutamente si guardano attorno armati fino ai denti in posizione di difesa facendo strani versi ad ogni cambio di guardia e posizione.
Un povero anziano viandante é assalito da fratello Teros e trascinato al carretto senza la minima cortesia, qui una volta appurato che é un povero intagliatore di statuette che sta andando al nord per cercare di vendere le sue opere lo lasciano andare, aspettano che si allontani e a questo punto loro seguono il povero vecchio viandante evidentemente sospetto.
La prima aquila vedendo il vecchio inoltrarsi nella boscaglia lo segue pensando che voglia tendere un'imboscata al carro quando passerà, ma si accorge che stava cercando un posto appartato per defecare. Non convinto della cosa aspetta che il carro passi tenendo sempre sott'occhio il povero Viandante anziano e costipato.
Arrivati alla valletta e gettati i corpi nella fossa e cosparsi di calce si accorgono di essere spiati da una figura lontana a più di 200 metri sulla montagna, al limite dell'ombra creata dalla stretta valletta sul monte da cui esce, assurdamente tutti pensano al vecchio viandante.
Dopo varie strane manovre cercando di non far notare all'osservatore che lo hanno visto tutti iniziano a correre verso di lui sul pendio erto della montagna, solo però la prima aquila con la sua quasi sovrannaturale velocità riesce ad arrivare all'osservatore che si rivela un nemico visto che estrae due spade e si prepara ad affrontare il monaco. Dopo un breve scontro in cui la prima aquila viene leggermente ferito il nemico eé catturato e ad una prima analisi sembra un guerriero speciale visto la sua tenuta completamente nera in pelle fasciante l'intero corpo e anche le spade di fattura eccellente sicuramente non cose che chiunque possa permettersi, a tal proposito, le spade vengono subito spezzate.
Il nuovo nemico catturato viene messo sul carretto legato mani e piedi e imbavagliato oltre a essere legato anche al carretto.
Durante la strada di ritorno appena usciti dalla valletta notano delle minime tracce di sangue per terra, il pensiero del gruppo va subito al vecchio viandante, i quattro si mettono sul chi vive e iniziano a percorrere la strada tenendo gli occhi ben aperti, ma ad un certo punto delle frecce colpiscono fratello ladras, una per gamba, gli altri invece di correre a soccorrere il monaco con lo scudo si gettano all'inseguimento degli invisibili arcieri, tranne fratello kreos che si ripara astutamente dietro il carretto.
All'inseguimento dei due Arcieri prima aquila e primo leone, ma tale azione si rivela un errore fatale visto che si dividono, date le differenti velocità dei monaci, e il primo Leone viene colpito alla schiena da due frecce, si accorge troppo tardi che gli arcieri sono sugli alberi. Intanto la prima aquila insegue dei nemici senza saperne il numero e si ritrova davanti a 3 guerrieri, decide di tornare indietro e si accorge ben presto della situazione. Intanto al carretto prima orso e primo comandante sono spiazzati dal inseguimento scapestrato dei loro confratelli essendo nell'impossibilità di muoversi velocemente fratello Ladras si siede e spezza le frecce che l'hanno colpito alle gambe, intanto fratello Kreos si nasconde un po' all'interno della Boscaglia per tenere d'occhio la situazione tranquilla al carretto.
Quando decidono di muoversi, muoversi lentamente visto le condizioni del primo comandante, arrivano nella zona dove gli altri due monaci stanno dando battaglia a 5 guerrieri e vedono primo Leone combattere con lo scudo ben alto dietro la testa per ripararsi dalle frecce e usando Lancia e spada abbattere i due dei tre guerrieri nemici che lo accerchiavano, intanto la prima aquila muovendosi velocissimamente nel folto riesce ad arrivare di sorpresa sull'albero accanto a un arciere e a farlo fuori, a quel punto il primo comandante scocca una poderosa freccia contro l'altro arciere abbattendolo e primo orso, per non esser da meno, corre con la sua lunga arma addosso all'ultimo superstite nemico e a nulla valgono le urla di fratello Ladras di lasciarne in vita almeno uno per poterlo interrogare, il grosso orso taglia in due il malcapitato.
Resisi conto che il tutto poteva essere un diversivo per andare a liberare il compagno al carretto caduto nel loro mani tutti si affrettano, chi più chi meno, verso la strada.
Cronaca di un'invasione annunciata:
Le notizie di profughi non sono rare in questi tempi di fermento a nord, ad est come pure ad ovest, MA DA SUD?
La cosa è strana e noi, la decima agema della 17ma centuria dalla fondazione (detta "la DECIMA MORTE")
in avanguardia da sempre, partimmo per capire la situazione a sud..
10 piu' il primo comandante, in cresta per mezza giornata di cammino rapido.
Io e "PG DI MAURO" scorgemmo una colonna di un centinaio di barbari delle steppe del nord, in marcia
nella valle laterale dell'indo, il pericolo sembrò affievolirsi, si stavano allontanando dal Tempiofortezza.
A cavallo, armati alla loro maniera (lance, scimitarre, archi), li seguimmo fino a sera, poi quasi all'alba,
dal campo dei cavalieri invasori si dipanarono 6 " pattuglie " (8/12 soldati ciascuna) munite di fiaccole, a nord, a sud,
a sud est, sud ovest, nord est e nord ovest.
Si trattava di una vera e propria esplorazione a tappeto. Il PRIMO, sempre scaltro, decise di seguire la strada per il
ritorno in città, e per questo intercettammo l'avanscoperta nemica che era già giunta in vista dei luoghi sacri,
non potemmo piu' trattenere la nostra ira.
Lo sterminio venne compiuto su due gruppi di invasori: 8 si stavano organizzando in fondovalle,
2 osservatori avanzati invece furono sorpresi da me e "PG DI MAURO" con un assalto dall'alto,
noi, ombre in movimento, morte silente, tenebra benedetta di Alexandros.
Trattenendo l'impeto presi prigioniero uno degli invasori avanzati.
Da qui lo portammo al Tempiofortezza, imbavagliato, legato, incappucciato. Il suo destino era segnato,
ma prima di riposare avrebbe dovuto erudirci sulle intenzioni dei suoi compari e ben altro, i
sacerdoti sapienti hanno sempre avuto grandi doti di persuasione...
E così, dopo l'orrore dei corpi deambulanti che ci hanno attaccato nella valletta delle anime perdute,
il riposo per riprenderci dalle nostre ferite (fisiche o spirituali che siano), siamo pronti.
La spedizione stavolta non sara' uno sparuto gruppo di combattenti leali e coraggiosi, ma una squadra
vera e propria, attrezzata per cercare e distruggere.
Noi 4, 2 lupi, un guaritore, un linguista (dotato anche di piccioni viaggiatori) e i portatori.
Si parte!
Scegliamo la cresta per avere una visuale sulle 2 vallate, la principale e la secondaria.
Saliamo al posto di comando in vetta, fresco se ti muovi, gelido se stai di guardia... quanti compagni ho perso
congelati osservando il nulla.. Ma un Macedone deve essere temprato dagli elementi! niente rimpianti.
Per qualche ora non succede nulla, dopo aver compattato la squadra, incamminatasi verso sud.
Poi un fratello lupo mi indica movimenti in valle (oggi non gli dei non mi sorridono: avrei dovuto accorgermene
MOLTO prima di Lupo...) Avvisiamo il monastero del pericolo oramai conclamato con missive inviate tramite i nostri
volatili.
Detto fatto, scendiamo in 5: il manipolo di eroi della valle delle anime perdute e fratello Lupo.
L'idea e' buona: le tracce indicano che sono passati tra i 50 e i 100 nemici, in piccoli drappelli da 4/6 elementi,
questo ci da' l'opportunita' di eliminare piccoli gruppi di stranieri invasori senza rischiare molto.
La tattica e' vincente, e sterminiamo un gruppo di nemici, ma i tempi non convincono quando arriva il secondo,
composto da elementi pesantemente armati, ancora meno i loro riffornimenti e la loro "freschezza".
Io e lupo, che siamo piu' scaltri nei movimenti, andiamo in avanti per una ricognizione, arrivo, come per l'avvistamento,
oggi gli dei non mi sorridono, fortunatamente mi muovo in silenzio da quando ero un giovinetto, ce l'ho
nel sangue, arrivo ad un campo di notevoli dimensioni, ci sono guardie sul perimetro, anche su strutture elevate, seppur
di fortuna (piattaforme sulle chiome degli alberi), tonrnando verso i compagni per poco non finisco addosso ad una seconda
cerchia di guardie, armate pesantemente quanto il secondo drappello incontrato e "sfilato" verso un loro punto d'incontro
a poche ore dal monastero (posizione trovata grazie ad una rozza mappa trovata addoso ai nemici uccisi del primo drappello).
Nascondendomi nelle ombre raggiungo i compagni, ora c'e'da fare il punto e decidere le prossime mosse:
1) tornare e riferire
2) assaltare il campo per catturare un alto rango nemico
3) aggirare il campo per intercettare o localizzare il grosso dell'esercito
Tutti hanno opinioni diverse, ma dobbiamo trovare un accordo, per il bene del monastero e del segreto.
"Andate, lasciate i corpi nella fossa e poi controllate intorno per vedere se gli stranieri si ostinano a controllare intoro al monastero".
Così ci eravamo lasciati. Io, primo leone, aquila e orso avevamo preso un carretto e messi dei vestiti poco appariscenti iniziammo il cammino.
Tutto procedeva tranquillo fino a quando prima Aquila ci fece notare che eravamo seguiti da qualcuno. "Lo elimino?" fece con sguardo feroce l'aquila. "No, vedi chi è. Se è una minaccia esegui, altrimenti andiamo avanti indisturbati".
Dopo una cinquantina di metri sentiamo prima Aquila:"venite lo ho preso!"
Per la barba di Leonida, ha preso uno straniero, non credevo avessero già raggiunto il villaggio così vicino. Ma no, si trattava solo di un povero viandante che faceva semplicemente la nostra strada.
Cercai di rassicurarlo e di scusarmi per il comportamento di Aquila e Leone, ma il poveretto era spaventato a morte.
Proseguimmo fino al bivio per la fossa, dove lasciammo i corpi. Di nuovo Aquila mi fece notare che c'era qualcuno che ci osservava sopra di noi però questo giro. Questa volta non si tratta di un viandante, sopra di noi c'è solo scarpata montana.
"Posso raggiungerlo e eliminarlo velocemente se me lo lasci fare primo comandante."
"Va bene, ma se possibile non fare azioni avventate e cerca di prenderlo vivo. Noi ti seguiremo immediatamente dopo la tua partenza."
Il piano funzionò, l'intruso si rivelò essere uno straniero come quello dei giorni prima. lo catturammo e lo mettemmo sul carro. Decidemmo pure di tornare al monastero per farlo interrogare.
Per il ritorno Aquila e Leone seguirono a ritroso le tracce dell'esploratore, fino alla base della strada. Mentre io e Orso proseguimmo per la zona bassa.
Tutto andava tranquillo fino a quando non mi beccai due frecce, una per gamba. Leone mi porto dietro al carro al sicuro. Incoccai e mi preparai nel caso di un attacco improvviso. Orso, Leone e Aquila contrattaccarono, quando non successe nulla spezzai le frecce così da riavere un minimo di mobilità. Ripresi fiato e chiamai:"Allora sistemato?"..."Non c'è nessuno, Leone e Aquila sono andati a stanarli."
La cosa non mi piacque:"Presto! Seguiamoli allora, separarsi non è una cosa saggia!"
E così fu. Li trovammo impiegati in uno scontro che in poco tempo finimmo. Ma contando i corpi i numeri non tornavano. Mancavano almeno quattro persone del manipolo che sapevamo essere dieci!
"Dannazione! Aquila con me al carro! Orso aiuta Leone"
Detto questo mi girai e cominciai a muovermi verso il carro dietro ad Aquila.
Corriamo, o perlomeno ci provo viste le frecce impiantate nei polpacci. Quando arrivo al carretto Prima Aquila è già arrivato da molto.
"Come sta il prigioniero?"
"Niente da fare, gli hanno tagliato la gola e pare che lo abbiano perquisito. Strano, non mi pareva avesse nulla di rilevante".
Sospiro e riprendo leggermente il fiato. "Va bene...disfiamoci del corpo come con glia altri e poi torniamo al monastero.. Dobbiamo avvisare il prima possibile che ci sono gruppi nemici che hanno superato le nostre difese".
Una volta riuniti ci siamo riorganizzati, medicati e iniziato il percorso di ritorno al monastero.
Stavamo procedendo quando improvvisamente quattro frecce prendono Primo Orso. "Attenzione imboscata!Dietro al carro!" urla Primo Leone mentre ribalta il carro per darci copertura.
Incocco la freccia e cerco i bersagli:"Prima Aquila, prendi il lato sinistro. Primo Leone tini la posizione e usa lo scudo per difendere Primo Orso. Io elimino i nemici a destra e poi ti do copertura Prima Aquila!".
Agiamo bene, elimino gli arcieri di destra, mi giro poi per la minaccia a sinistra. Vedo uno di loro cercare di avvicinarsi a Prima Aquila!
"Non osare fare male al mio fratello!" la freccia lo colpisce in pieno petto, lo vedo crollare a terra. Tiro un sospiro di sollievo, quando noto Primo Leone imbambolato che guarda la strada.
"Primo comandante...ma i morti possono tornare in vita? Perché...quelli sembrano proprio quelli che abbiamo eliminato prima", dice con voce strozzata.
Osservo e vedo effettivamente sei figure barcollanti che si avvicinano, uno di loro in particolare ha il tronco tagliato in verticale.
Rimango leggermente scosso:"Forse Primo Leone, non so come si combattano, ma non è naturale. Allontaniamoci, vieni aiutami a portare sul versante Primo Orso. Prima Aquila! Vieni giù ad aiutarci!"
"E il carretto?"
"Chi se ne importa del carretto! Le nostre vite sono più importanti! Forza tira. Per le grandi montagne quanto pesa!"
I morti si avvicinavano inesorabili e fatti appena venti metri Primo Leone crolla per lo sforzo.
Dannazione! Dove è finita Prima Aquila?
Ho giusto il tempo di portare Leone dietro una pietra che i morti sono arrivati. Per fortuna se la prendono con il carro distruggendolo.. Purtroppo finita l'opera non se ne vanno ma cercano un nuovo bersaglio. Aquila continua a non vedersi! Decido di arrischiarmi e bersaglio in vari punti i morti per vedere se hanno un punto debole. Alla fine la testa sembra essere il loro unico punto debole. Ne prendo due, ma gli altri quattro mi puntano.
Faccio rumore per attirarli lontani da Orso e Leone, sembra funzionare. Salgo sul versante e finalmente compare Aquila che mi porge frecce ed uno dei loro archi.
"Finalmente! Dove eri finito?"
"Ho avuto dei problemi"
Mi giro e bersaglio i morti alla testa dopo poco sono tutti rantolanti a terra.
Rimettiamo in piedi Leone e mettiamo Orso su quello che era il carretto e lo trasciniamo fino al monastero.
Facciamo rapporto e ci riposiamo per otto giorni.
Il consiglio ci richiama, vogliono proporre una spedizione di cui faremmo parte per identificare la minaccia a sud. Accettiamo e partiamo con oltre noi quattro due Lupi un linguista e dei trasportatori.