Dalle memorie di Bóng Tối


Come da disposizioni, sono tornato per l'inizio dei giardini fioriti e, dopo un paio di giorni di meritato riposo, sono stato convocato dal mio facoltoso ospite che, presentandomi un gruppetto stranamente assortito, mi assegna al mio nuovo incarico: unirmi a costoro per fare da balia al mio viziato fratellastro Zemiao.
Tutto sommato accolgo la notizia con estremo favore, sembra un incarico piuttosto riposante dopo essere stato per mesi in giro per il regno a svolgere le più disparate commissioni, e se va bene mi lascerà pure un po' di tempo per allenarmi all'interno della tenuta nelle ore libere.
Non ho ben capito chi siano costoro, ma evidentemente Nguvriei li reputa degni di fiducia dato che ha condiviso con loro ciò che ho scoperto sulla Congrega del Drago e sulla misteriosa figura per cui sembrano lavorare, tale Mayqui di probabile etnia elfica.
I miei nuovi compagni di lavoro sono un vecchio dall'aspetto malaticcio, quello che si direbbe un suo discepolo ed un reduce di guerra un po' malconcio. Sembrano gente a posto, un po' strani forse, ma tutto sommato chi non lo è?
L'anziano un giorno è sembrato incuriosito dai miei allenamenti, sarà rimasto colpito dalla mia agilità o mi avrà semplicemente giudicato stupido? Importa poco, tutto ciò che conta in fondo è la paga, il resto è solo un male necessario.
I giorni trascorrevano piacevolmente monotoni e tranquilli quando, una sera, quella peste di Zemiao approfitta di un nostro attimo di distrazione e sparisce. Rong Tamer si catapulta fuori da una finestra e salta sul tetto della stalla, mentre io e Chinh Thai preferiamo utilizzare una banale scalinata per scendere al pian terreno. Non siamo ancora arrivati in fondo alla scala che udiamo in lontananza la voce del vecchio Quan Deo Khoa che urla "Al canale! Ha preso la barca!". Non perdo tempo a chiedermi come faccia la voce del vecchio a provenire da fuori dell'edificio e mi fiondo all'attracco. La barca era sparita ed il vecchio si stava librando in volo sopra il canale, deve trattarsi di una sorta di mago.
Non ci penso su un attimo e mi lancio di corsa verso l'uscita della cittadella, la direzione verso cui il ragazzino sembra dirigersi, seguito a ruota da Thai e Rong che, con tutta quella ferraglia addosso, mi ricorda tanto il pentolone in cui la vecchia Hoa Nhàng faceva bollire gli abiti sporchi.
Raggiunto il ponte, scorgo nell'oscurità il vecchio mago scendere su una barca per poi riprendere il volo gridando che Zemiao si è tuffato e nuota verso riva. Ricomincio a correre seguendo l'altra sponda del canale e cercando tracce che possano indicare il passaggio del ragazzo. Ben presto individuo la sua traccia che conduce in un vicolo tra le case.
Seguiamo le sue orme finché non lo vediamo: è solo e corre cercando di orientarsi tra i vicoli. Finalmente riusciamo a raggiungerlo quando imbocca un vicolo cieco.
Provo a parlargli ma non mi da retta e comincia ad arrampicarsi sullo steccato che chiude il vicolo. Per poco non riesco ad afferrarlo, faccio per arrampicarmi a mia volta ma Rong Tamer comincia ad urlare e si scaglia contro lo steccato come una capra di montagna impazzita, scatenando un putiferio di schiamazzi degli abitanti del posto. Non c'è però tempo da perdere, perché vedo tra le fessure il mio fratellastro allontanarsi chiamando un certo Nguyen, quindi mi arrampico sullo steccato e salto di là.
Lui ha raggiunto uno sconosciuto fuoriuscito da una porta poco più in là. Lo chiamo e provo a ragionare con lui ma Rong Tamer, comparso da chissà dove, lo spaventa e, quando questi fa per fuggire nella porta, lo colpisce brutalmente di piatto con la spada, facendolo stramazzare al suolo. Deve aver preso qualche botta in testa di troppo in guerra per colpire così un ragazzino inerme! Lo sconosciuto ingaggia un combattimento con lui, che lo ferisce gravemente, ignorando i miei vani tentativi di riportarlo alla ragione e, per chissà quale motivo, cerca poi di soffocarlo ficcandogli in bocca brandelli del suo stesso vestito.
Fortunatamente arrivano gli altri due che lo calmano, ma il quartiere si sta allarmando quindi Rong, senza riflettere, entra nella porta portando il tizio ferito mentre noi non possiamo che seguirlo nel vicolo buio che si cela dietro. Sono seriamente preoccupato per mio fratello quindi chiedo agli altri di sincerarsi delle sue condizioni, quand'ecco che veniamo circondati da altri individui vestiti con le stesse ampie vesti marroni dello sconosciuto di poco prima.
Veniamo a scoprire che si tratta della Congrega della Tartaruga e che sono stati assoldati da Zemiao per farlo uscire dalla città. Ci identifichiamo come protettori del fanciullo e di conseguenza veniamo trattati con ospitalità avendo convenuto con loro che se, l'indomani mattina, convinceremo il mio fratellastro a desistere dal suo proposito, lo ricondurremo a casa con noi. In caso contrario proveremo almeno a convincerlo ad accettarci come scorta per proteggerlo.
Come ultima cosa prima di dormire decidiamo di esaminare la stanza in cui siamo ospitati e ci rendiamo conto che, dietro alle stuoie, che ricoprono interamente pareti e soffitto, c'è una finestra. Il maestro Quan Deo Khoa si offre di portare via il ragazzino in volo ma sia a me che a Chinh Thai non sembra una grande idea visto che, ammesso che ci riuscisse, lascerebbe noi altri in balia di folte schiere di guerrieri ben poco amichevoli. Fortunatamente l'idea viene rapidamente scartata, anche perché Rong Tamer giace a terra preso da tremori e convulsioni e non pare in grado di partecipare alla decisione.

Dopo aver lungamente discusso sul da farsi con il maestro Quan Deo Khoa, l'unica conclusione a cui siamo giunti è quella di alternarci a montare la guardia durante la notte e, non essendo io il primo di turno, mi corico sereno e mi addormento profondamente. Quello che è seguito non è stato altro che la giusta punizione alla mia inettitudine, spero che il maestro C?t Tay, che mi ha insegnato a non abbassare mai la guardia, non ne venga mai a conoscenza o potrebbe morire dalla vergogna.
Mi sveglio di soprassalto a causa di strani rumori nella stanza, appena in tempo per vedere Rong Tamer calare un fendente di spada sul povero Chinh Tai, che dormiva placidamente nel proprio giaciglio, ed aprirgli un profondo squarcio nel torace.
E' impazzito! Non c'è altra spiegazione!
Senza riflettere mi getto su di lui afferrandolo alle gambe ma avrei avuto più successo tentando di smuovere il monte Sáng Bóng. Se non altro il mio maldestro tentativo riesce a distrarlo dall'inerme Tai, ma il guerriero se la prende con me e con una piattonata di spada sulla nuca per poco non mi manda a ricongiungermi ai miei avi. Se avessi fallito nel mio disperato tentativo di fargli perdere l'equilibrio nel momento del suo attacco, adesso di certo non sarei qui a scrivere.
Miracolosamente resto cosciente, seppur inabilitato, ed assito ad una scena grottesca: Zemiao aizza Rong e Quan l'uno contro l'altro ed i due sembrano come sotto l'influsso di qualche sortilegio. Fortunatamente, prima che la situazione precipiti definitivamente, irrompono nella sala delle guardie della congrega che ci ospita, intimando a tutti di fermarsi e questo sembra risvegliare i miei compagni di disavventure dal loro stato apparentemente ipnotico.
Zemiao però corre verso le guardie e cerca di incitarle ad ucciderci. Rong Tamer si lancia contro il mio fratellastro e le tre guardie e ne travolge una. Un'altra è messa fuori combattimento da una sostanza vischiosa lanciata da Quan. La terza esce dalla stanza e torna poco dopo accompagnata da rinforzi e dall'anziano capo della congrega, che chiede subito spiegazioni dell'accaduto.
Lui e l'anziano maestro del nostro gruppo si chiariscono mentre quest'ultimo presta i primi soccorsi a me e Chinh e mentre Rong lega ed imbavaglia il bambino.
Viene mandato a chiamare un ragazzo, di nome Mey Gi, definito "cercatore", che, grazie alle sue arcane capacità, riesce a dipanare un po' il mistero degli ultimi accadimenti: il bambino viene controllato a distanza da un potente mago che, usandolo da tramite, ha lanciato degli incantesimi su di noi.
Io e Chinh Tai veniamo portati in infermeria dove trascorriamo il resto della notte.
L'indomani vengo condotto al dojo dove è in corso una discussione, al termine della quale viene deciso che condurremo il bambino alla destinazione pattuita con la Congrega della Tartaruga, sotto mentite spoglie. Ci viene dato accesso all'armeria della congrega e ci vengono forniti abiti logori, dei lasciapassare da mendicanti e gente comune e le indicazioni su dove ritrovarci una volta fuori città visto che, per dare meno nell'occhio, ci divideremo in due gruppi. Anche Mey Gi ci accompagnerà.
Nel pomeriggio, mentre io e l'anziano Quan attendevamo gli altri al luogo convenuto per il ritrovo, lui fa amicizia con un cane randagio che passava di lì e quest'ultimo, da quel momento in poi, prese a seguirci rimanendo con noi anche alla foresteria in cui, assieme al resto del gruppo, avremmo passato la notte.

Cogliendoci tutti di sorpresa, Zemiao si alza a sedere dal suo giaciglio, dove è stato legato ed imbavagliato in via precauzionale, e cerca di parlare. Mey Ih Qui, con un cenno, ci lascia intendere che il ragazzo sia nuovamente sotto un influsso esterno, ma il maestro Quan Deo Khoa decide che sia comunque il caso di lasciarlo parlare. Rong gli allenta il bavaglio mentre tutti ci prepariamo ad affrontare il peggio. Lo sconosciuto che manipola il mio fratellastro chiede di incontrarsi con noi e Quan acconsente e si accorda per luogo e tempo. Il resto della notte trascorre tranquilla ed il mattino seguente abbiamo la piacevole sorpresa dell'arrivo di Chinh Tai, ristabilito. I guaritori della congrega sembrano essere davvero formidabili nella pratica delle loro arti, sarebbe interessante potersi fare insegnare qualcosa da loro.
Di primo mattino ci allontaniamo dalla locanda lasciandovi solamente Rong col bambino ma architettando un elaborato stratagemma per far credere agli eventuali testimoni che in realtà questi ultimi siano venuti con noi. Peccato che ci rendiamo conto troppo tardi che il piano ha una falla bella grossa: Mey Ih Qui è con noi anziché essere rimasto a schermare Zemiao al misterioso mago. Poco importa ormai, o la va o la spacca!
Dopo un paio d'ore raggiungiamo un buon punto di osservazione sul luogo dell'incontro ed il maestro Quan fa bello sfoggio delle sue capacità magiche utilizzando un colombo per fare una ricognizione dell'area. Ciò che scopre è che poco lontano sono accampati 4 cavalieri stranieri armati di tutto punto. Eludendo la loro sorveglianza raggiungiamo il casolare stabilito come punto d'incontro. Si tratta di un magazzino a pianta quadrata di lato di circa 8m.
Quan grida dall'esterno per annunciare il nostro arrivo ed una voce femminile ci invita ad entrare. Finalmente facciamo conoscenza del misterioso mago: si tratta di una nobile di stirpe elfica di nome Mayqui e Chinh si comporta con deferenza con lei, si direbbe la conosca. Lei si rivolge a lui come ad un proprio servitore. Chinh in seguito ci racconterà di averla incontrata qualche mese prima e di essere all'oscuro che ci fosse lei dietro tutto. La faccenda puzza ma le sue spiegazioni al riguardo tutto sommato sembrano credibili, tenerlo d'occhio comunque non farà male.
Dopo un po' di inutili convenevoli tra l'elfa ed il vecchio maestro, si giunge al dunque: lei ci offre 5000 monete a testa e l'incolumità di mio padre e del mio fratellastro se sbrigheremo una faccenda per lei: catturare e consegnarle una strana bestia mitologica. Onestamente il suo comportamento mi convince poco, ma nelle sue parole sembra nascondersi un'oscura minaccia che non ci lascia molte alternative. Questo ed il mio grosso bisogno di denaro mi spinge ad accettare, per lo meno in attesa di vedere come evolvono gli eventi. Anche gli altri membri del gruppo presenti accettano e, qualche ora dopo Rong e Zemiao si uniscono a noi, come pure i 4 cavalieri della scorta dell'elfa. Tre di loro prendono in custodia il ragazzino e se ne vanno.
Ci incamminiamo verso l'ignoto quando ci imbattiamo in un contadino su un carretto, l'elfa ordina qualcosa in una lingua incomprensibile al cavaliere e questi, con la stessa noncuranza di una mucca che scacci le mosche con la coda, uccide il povero malcapitato per permetterci di usare il suo carretto per muoverci più speditamente. Sono già pentito di aver accettato l'accordo con questa gente senza scrupoli, in fondo meglio perdere la vita che la retta via dell'onore.
Dopo aver viaggiato tutta la notte, accompagnato da tetri pensieri, raggiungiamo un accampamento, formato da una decina di tende, nei pressi di un bosco. Si direbbe che vi alloggino dai 20 ai 30 uomini e tutte le persone che incrociamo hanno lineamenti stranieri. Veniamo condotti nella tenda principale dove ci viene illustrato meglio il nostro compito: dovremo trovare il nascondiglio di una creatura molto pericolosa, caratterizzata da caratteristiche proprie del lupo e del serpente e, possibilmente, catturarla. Dopo essere stati congedati, veniamo condotti in un'altra tenda, anche se forse sarebbe più opportuno dire "confinati", ed ho modo di scambiare qualche parola a quattrocchi col maestro Quan che sembra disapprovare l'idea di consegnare una creatura dei boschi alla nostra spietata ospite. Entrambi poi, nel breve tragitto tra le tende, abbiamo notato come, in una di queste un po' discosta, siano tenuti prigionieri in catene parecchi nostri conterranei.

Ci accingiamo finalmente a partire dall'accampamento alla volta del bosco e del pericolo. Al nostro gruppo viene aggiunto con brutalità un bambino corvino di nome Muiuè che ad occhio non avrà neppure 10 anni. Appare denutrito, malvestito e maltrattato e capiamo, da quel poco che ci dice, che i suoi genitori e gli abitanti del suo villaggio sono stati imprigionati dagli stranieri e che lui è l'unico ad aver visto la creatura ed essere rimasto in vita. Le altre informazioni che riusciamo ad ottenere sono che la creatura caccia al tramonto ed emette un basso sibilo al momento dell'attacco. Ci sono stati 3 o 4 tentativi di catturarla, tutti falliti miseramente, Muiuè è riuscito a salvarsi solo in virtù delle sue piccole dimensioni che gli hanno permesso di trovare un nascondiglio o dell'essere riuscito a fuggire in tempo. I miei giù brutti presagi si sono ulteriormente incupiti.

La valle in cui ci siamo addentrati è molto bella e ricca di vegetazione lussureggiante, se non fosse per il pericolo incombente si tratterebbe di una piacevole escursione. L'idillio con la natura circostante però dura ben poco perché interrotto dall'immancabile discussione per decidere il da farsi. Rong Tamer, non rendendosi bene conto delle risorse e del tempo limitati a nostra disposizione, se ne esce con un piano strampalato che prevedeva la costruzione di una trappola di dimensioni ciclopiche svincolata dalle leggi della fisica e l'utilizzo della mia persona come esca sacrificabile. Dato che le mie obiezioni vengono sistematicamente ignorate, ne approfitto per fare pratica con le shuriken gentilmente offerte dalla Congrega della Tartaruga.
Dopo un lungo e vano dibattimento, finalmente prende la parola Mey Ih Qui (che durante il cammino mi ha fatto lo spelling del suo nome visto che lo pronunciavo in modo impreciso). Grande saggezza prorompe dalle sue labbra a discapito della sua giovane età: dopo aver evidenziato tutte le lacune del precedente piano, propone di fare una semplice trappola con una corda e, una volta che i movimenti della bestia saranno limitati, proteggerà con una magia il vecchio mago Quan che potrà quindi avvicinarsi quel tanto che basta per consentirgli di ammansire la creatura. Ha il mio pieno appoggio, finalmente un buon piano! Il tempo però stringe e non ce la faremo a raggiungere entro il calar del sole il luogo che ci eravamo prefissi per metterlo in atto.

Nonostante tutto, il gruppo si rimette in marcia guidato dall'incoscienza di Rong Tamer e ben presto il nostro cammino viene inghiottito dal buio della sera. Viene fatta una breve sosta per consentire a Rong Tamer e Mey Ih Qui di accendere dei lanternini ma, nel momento di rimettersi in cammino, il piccolo Muiuè era sparito e Rong Tamer, in preda al delirio, comincia ad accusarlo di essere in combutta con l'ibrido. Il bambino invece era solamente terrorizzato, l'ho ritrovato tremante nascosto nell'incavo di un albero. Riprendiamo la marcia: io, Rong andiamo in avanscoperta col piccolo a farci da guida, quando questi si rifiuta di proseguire dicendoci che la creatura è attratta dalle luci. Rong decide perciò di spegnere il lanternino e di segnare il nostro cammino con dei rami per gli altri che ci seguono a distanza. Io sono dell'idea di aspettarli ma Rong vuole proseguire e non me la sento di lasciare il piccolo bambino da solo con lui, quindi vado con loro. Dopo poco arriviamo al limite di un'area in cui la vegetazione si fa meno rigogliosa, il cielo stellato si riaffaccia sopra le nostre teste ed una spianata brulla piena di asperità si distende ai nostri piedi. Muiuè ci conduce ad una piccola voragine e si cala al suo interno, io e Rong Tamer lo seguiamo ed, una volta giunti sul fondo, attendiamo in paziente silenzio che gli altri ci raggiungano. Le pareti della depressione sembrano fornire un buon rifugio visto che l'accesso alla superficie può avvenire soltanto arrampicandosi sulle rocce ed il dislivello è di oltre 5 metri.

Passa qualche decina di minuti finché la tranquillità della notte viene rotta dalla rovinosa caduta di Chinh Tai all'interno della cavità nel terreno. Fortunatamente non sembra essersi fatto troppo male. E' in preda al terrore e farfuglia qualcosa sul fatto che sono stati attaccati dalla bestia. Io e Rong Tamer lo lasciamo col bambino e ci precipitiamo fuori tornando sui nostri passi di poco prima. Poco dopo ci imbattiamo in Mey Ih Qui che ci corre incontro, seguito dal cane del maestro Quan, e ci racconta di come siano stati attaccati e del fatto che l'anziano mago sia restato indietro a vedersela da solo con la creatura. Ci precipitiamo in aiuto del compagno rimasto indietro e lo troviamo che corre alla cieca incespicando verso di noi. Lo soccorriamo ed, insieme a lui, ci dirigiamo verso il nostro rifugio, con tutta la velocità di cui sono capaci le sue vecchie ossa malconce. Nel mentre un urlo terrificante riempiva l'aria della foresta. Io resto di retroguardia e mi accorgo che qualcosa di fulmineo ci affianca sulla sinistra. Faccio appena in tempo a gridare un avvertimento che l'orrenda creatura si lancia su Mey Ih Qui a fauci spalancate. Quest'ultimo, con riflessi fulminei, lancia un incantesimo e riesce a salvarsi, deviando la minaccia ma facendola finire pericolosamente vicino a Quan e Rong. Provo a colpire la creatura con un coltello ma, benché il tiro fosse dei miei migliori, questa non sembra neppure accorgersene e si avventa su Rong che, sprezzante del pericolo, affonda la spada e l'intero braccio in gola alla bestia, infliggendole un colpo mortale. L'armatura ha protetto il valoroso guerriero dai denti stillanti veleno ma nulla lo può proteggere dalla tensione della battaglia appena conclusa. Questa lo travolge come un fiume in piena e lui, esausto, si accascia al suolo tremante ed in preda alle convulsioni.

Pochi minuti dopo il termine dello scontro, Chinh Tai ci raggiunge, trasportando il piccolo Muiuè sulle sue poderose spalle e facendolo, se possibile, apparire ancora più minuto e gracile. I due maghi, nella confusione della battaglia hanno perso il loro equipaggiamento quindi decidono tornare indietro a recuperarlo, accompagnati da Chinh che deve sorreggere il vecchio Quan Deo Khoa, messo peggio del solito.
Io resto col bambino ed il coraggioso Rong Tamer in preda al tremore nei pressi della carcassa della bestia e, facendomi forza, recupero il mio kunai dal suo corpo inerme. Il fetore emanato dall'ibrido è superato solamente dal suo aspetto ripugnante: questa creatura sembra del tutto sprovvista delle armoniose forme che contraddistinguono le creature figlie della natura, è un autentico abominio.
Dopo qualche minuto, Rong Tamer rinviene e decide di decapitare il corpo esanime della bestia che, di tanto intanto, ha qualche sussulto. Solo il vedere la testa staccata di netto riesce a rilassarmi e noto che anche per il piccolo Muiuè è lo stesso. Nonostante la riacquistata tranquillità, l'attesa del resto del gruppo è parsa interminabile e sono talmente sollevato dal rivederli tutti incolumi che neppure le irritanti lamentele del vecchio riguardo al fatto che non avremmo dovuto rovinare l'ibrido riescono a disturbarmi.
Il momento viene però rovinato da Rong che, in preda ad un accesso di collera, minaccia con la spada sguainata il giovane Mey Ih Qui che voleva solo accertarsi che il bambino non fosse sotto l'influsso di qualche sortilegio, visto che volevamo discutere sulle prossime mosse da prendere.
Una volta placati gli animi, mi faccio dare una corda da Quan e la uso per legare le fauci della bestia, prestando estrema cura ad evitare i suoi denti e, dopo aver vuotato il mio sacco, ve la ripongo e la trascino al nostro rifugio nella piccola voragine. Nel mentre gli altri si organizzano per trascinare il resto del corpo che, una volta giunti a destinazione, caliamo giù.
Finalmente al sicuro possiamo riposare e dormiamo per tutto ciò che resta della notte: Rong ed il bambino in una nicchia, noi altri in un'altra.
Ci svegliamo alle prime luci dell'alba e, mentre mi assicuro del fatto che il corpo sia come l'abbiamo lasciato e colgo l'occasione per osservarlo alla luce del giorno, i maghi approfittano del sonno profondo di Rong per assicurarsi che il bambino non avesse qualche incantesimo addosso. La mia attenzione viene richiamata verso di loro dalle grida di quest'ultimo che, svegliandosi di soprassalto, tenta di colpire il vecchio maestro con un coltello. Rong si sveglia dando il via ad un'altra accesa discussione ma lascio che ci pensi il possente Chinh a difendere di due sprovveduti maghi dall'ira dell'instabile guerriero.
Finalmente gli animi si placano, il bambino è risultato pulito all'analisi di Mey Ih Qui e possiamo concentrarci sul metterci d'accordo sul da farsi. Dopo un po' conveniamo del fatto che il maestro Quan nasconderà magicamente il corpo e, accompagnato da May e Chinh, porterà la testa all'Accademia della Montagna chiedendo loro rinforzi. Io Rong ed il bambino invece raggiungeremo i pressi dell'accampamento e studieremo un modo per liberare i genitori ed i compaesani di Muiuè.
Dopo esserci accomiatati dai nostri compagni di avventura, troviamo un posto nascosto, ai limitari della foresta, da cui sia possibile osservare l'accampamento e rimaniamo in osservazione per due giorni e due notti: tutto sembra sospettosamente tranquillo. Per questo, convinti di aver concesso un vantaggio sufficiente agli altri, decidiamo di indagare.
Nottetempo mi avvicino circospetto all'accampamento e, nascosto dalla penombra, raggiungo la tenda dei prigionieri. Faccio per praticare un taglietto nel tessuto per sbirciare all'interno ma mi accorgo che il coltello non taglia la stoffa, ci passa attraverso! Provo a toccarla ed anche il mio dito passa attraverso la tenda.
Trattengo a stento un'imprecazione e mi appresto a strisciare via ma, dopo aver percorso pochi metri, mi rendo conto che un paio di guardie si stanno dirigendo verso di me e non ci sono nascondigli a portata. Fortunatamente non sembrano avermi notato quindi rimango dove sono ed estraggo lentamente il coltello. Osservandole bene hanno un che di anomalo nel loro comportamento ed ho l'intuizione che siano anch'esse un'illusione, che tutto il campo o quasi possa esserlo! Resto immobile per alcuni interminabili istanti e ricevo conferma dei miei sospetti quando le guardie mi passano letteralmente attraverso.
Ho ricevuto troppe emozioni per questa notte quindi mi allontano il più rapidamente possibile, pur restando nascosto, e raggiungo Rong per riferirgli le mie scoperte.
La mattina seguente l'irruento guerriero decide di entrare nell'accampamento ed io, forse ancora inebriato dal mio azzardo andato a buon fine della notte precedente, accantono la prudenza ed acconsento ad accompagnarlo. Entrati nell'accampamento veniamo subito avvicinati da due guardie che ci scortano alla tenda di Mayqui. Ho appena fornito al maestro Càt Tay un altro motivo di vergogna nei miei confronti! Sono un un allievo decisamente indegno e, nel momento in cui una terza guardia ci intima di abbandonare le nostre armi, mi rendo conto che pagherò ben presto un conto salato per la mia inettitudine.
Mentre le due guardie che ci hanno scortati se ne vanno per continuare il loro giro, la terza ci conduce nella tenda al cospetto di Mayqui, dove veniamo separati da Muiuè. Inizialmente cerco di mentirle, con Rong che mi da corda, ma d'improvviso i miei ricordi diventano confusi e contraddittori. Con gli ultimi sprazzi di lucidità capisco che probabilmente sono finito sotto l'influsso di qualche incantesimo o di qualche droga.
L'unica cosa che ricordo distintamente di ciò che accadde dopo era quanto fossi ben disposto nei confronti dell'elfa e di come fossi appagato nel rispondere alle sue domande, nell'accompagnarla nella foresta e nel tagliare la pianta al cui interno il maestro Quan aveva occultato il corpo decapitato dell'ibrido.
Poi, come in un bel sogno, mi ritrovo a cavalcare nel vento assieme a Rong Tamer e due simpatiche guardie, finché raggiungiamo i nostri compagni. Questi ultimi, senza ragione, si rifiutavano di consegnare la testa all'elfa e i nostri due accompagnatori hanno giustamente perso la pazienza con loro ma, quando hanno buttato contro di loro una boccia incendiaria, forse hanno un po' esagerato quindi sono intervenuto ed ho trascinato il maestro Quan e la testa della bestia fuori dalle fiamme. Mentre cercavo di farlo rinvenire, Rong ha prontamente consegnato la testa alle guardie che se ne sono andate di gran carriera, lasciandoci anche in dono il cavallo: che brave persone! Mi rammarico solo del fatto di non aver neppure fatto in tempo a ringraziarli...

Quando finalmente torno in me, delle due guardie non c'è traccia perciò, con Rong Tamer, mi prendo cura dei nostri compagni di avventura, malridotti per via dell'esposizione alle fiamme. Troviamo non lontano una piccola fattoria ed otteniamo dal proprietario di poterci sistemare nella stalla per qualche giorno. Non so in che modo ma, nonostante ora sia pienamente padrone dei miei pensieri, riesco chiaramente a percepire che l'elfa ha conservato un qualche genere di legame con la mia mente.
Quando i feriti rinvengono, Rong era lontano, alla ricerca di un guaritore, così mi vedo costretto a rispondere alla mole di domande che mi pongono, alcune delle quali di cui neppure io conosco la risposta.
Il terzo giorno dopo la perdita della testa dell'ibrido Rong torna con un membro delle Vesti Bianche, che si prende cura dei feriti dietro compenso, e ci mostra un messaggio parlante da parte dell'elfa. Il messaggio dice che alla locanda "Il cavallo cremisi", sulla strada maestra che conduce a sud, ci attende un suo emissario con i nostri compensi ed una nuova missione per noi da parte sua.
In cambio dell'aiuto offertogli dal maestro Quan Deo Khoa nell'ammansire un pregiato stallone selvaggio, il fattore ci fa dono di un paio di cavalli ed un vecchio carretto con cui ci dirigiamo all'appuntamento. In totale, quando partiamo, sono passati 5 giorni dallo scontro "a fuoco".
Dopo due giorni di viaggio arriviamo in vista della locanda, si tratta di un esercizio enorme, dotato di molti recinti per cavalli ed altri in cui si organizzano rodei, gli avventori saranno più di cento.
Di primo acchito veniamo scambiati per dei poveracci in cerca di lavoro o elemosina ma, dopo che ci siamo identificati, veniamo trattati con tutti i riguardi e condotti con un elevatore ad un'ampia e lussuosa camera che è stata prenotata per noi ed a me, Rong Tamer e Chinh Tai vengono consegnati il compenso pattuito di 5000 monete (50 monete da 100) e dei sontuosi ed appariscenti abiti. Abbiamo tempo di ristorarci e rifocillarci.
Dopo cena viene a farci visita l'emissario dell'elfa, un goblin di nome Len-Hi-Aravi, un nome che in qualche modo mi suona caldeita. E' vestito molto riccamente e ci propone il nuovo incarico alle stesse condizioni di ricompensa del precedente.
Il vecchio Quan Deo Khoa si rifiuta di prestarsi ancora alle manipolazioni dell'elfa quindi, senza ascoltare in cosa consista la missione, lascia la stanza e se ne va. A noi che abbiamo accettato viene detto che l'incarico consiste nel catturare o uccidere un altra creatura magica, questa volta si tratta di un ibrido scimmia-uccello-pipistrello. La partenza è fissata per domani.

[In questo punto manca uno stralcio delle memorie ma gli studiosi sono riusciti a ricostruire alcuni degli eventi mancanti: nonostante il vecchio mago Quan Deo Khoa non abbia preso parte alla spedizione, il gruppo riuscì, seppur con difficoltà, ad uccidere il secondo ibrido e consegnarlo all'elfa. Bóng T?i ottenne come ricompensa altre 5000 monete ed uno sfarzoso copricapo magico, gli altri vennero ricompensati analogamente. Venne inoltre restituito loro il piccolo Zemiao incolume]

Rong Tamer è stato inviato a svolgere una commissione ed ormai è un mese che è via. Che sia una coincidenza che l'ultimo mese sia trascorso piuttosto placidamente? L'infido Daam Kad Mon risponderebbe "io non credo!".
Tutto sembra filare liscio, eppure diversi cambiamenti sono avvenuti nella tenuta di Nguvriei. Si direbbe che, da un po', l'elfa Mei Qi stia tirando i fili dell'azienda, tramite il suo sgherro goblin Len-Hi-Aravi. Che se ne stia servendo come quartier generale per i propri loschi traffici? D'altra parte non è che la cosa mi turbi eccessivamente finché continuano a pagare bene, in fondo io sono qui solo per racimolare la somma di cui ho bisogno, il resto sono dettagli secondari e non si vive poi tanto male neanche con la nuova gestione. Sembra perfino che Zemiao abbia messo la testa a posto dopo la dura lezione vissuta, sempre che di nascosto non stia ancora architettando un qualche altro brutto tiro dei suoi. C'è anche da aggiungere che ora il poverino è tenuto sotto stretta sorveglianza da Garthur, il più bastardo di quegli spietati guerrieri occidentali al soldo dell'elfa e non dev'essere per niente piacevole. Anche Nguvriei vive male la nuova situazione, sono piuttosto certo che venga ricattato, ma non provo compassione per lui, ben gli sta dopo ciò che ha fatto a mia madre.
Di recente è stato assunto diverso nuovo personale. In particolare c'è una nuova guardia di nome Duc Son che prende troppo sul serio il proprio ruolo e passa le giornate gridando ordini a tutti. In fondo comunque non è una cattiva persona, basta ignorarlo. Ci sono poi un paio di facce nuove che ho imparato a conoscere ed apprezzare: un montanaro di nome Xuan Thanh, assunto da Len-Hi-Aravi per riscuotere debiti, ed un commerciante di nome Khiem Van, sempre al soldo del goblin. Nonostante Khiem sia un gran chiacchierone non sono ancora ben riuscito a capire in che rapporti sia con il suo datore di lavoro, in compenso sembra che ci sia della ruggine tra lui e Duc Son e spesso ci allietano con buffi siparietti involontari. Tra i due nuovi compagni di alloggio mi trovo molto più in sintonia con Xuan, venuto a cercare fortuna in città, piuttosto che con Khiem, ossessionato dal gentil sesso e dal desiderio di spillarmi denaro al gioco.
Le giornate si susseguivano anonime quando, una notte, vengo svegliato di soprassalto da un'enorme deflagrazione. Qualche istante per rendermi conto di cosa stesse accadendo, nella confusione generale, e poi, precipitandomi fuori, chi ti vedo? Rong Tamer accompagnato dal suo piccolo scudiero Liu-Ha (mi pare quasi di sentirlo quel topo di fogna di Daam Kad Mon, commentare la coincidenza dai bassifondi in cui ama vivere). Liu-Ha altri non è che il povero bambino che ci faceva da guida nella spedizione contro il primo ibrido, a cui Rong ha deciso di dare un nuovo nome. "Per proteggerlo" dice lui.
Anche se è un pezzo che non li vedo, rendendomi conto che stanno divampando almeno due incendi nelle proprietà limitrofe, non ho tempo da dedicare loro. Non ci penso su due volte e, scavalcando una staccionata, faccio del mio meglio per aiutare la gente in difficoltà, ringraziando mentalmente May Ih Gi per avermi insegnato qualche rudimento di pronto soccorso.

E' stata una notte infernale, non avevo mai assistito ad un tale scempio. La mattina il grosso delle fiamme è stato domato e c'è chi si occupa di feriti e morti, quindi faccio ritorno agli alloggi dove mi dò una ripulita dal sangue e dalla fuliggine. Gli altri mi raccontano di aver salvato una tizia che potrebbe sapere qualcosa degli incendi ed, ogni volta che viene nominata, Rong la copre di insulti. Mi pare di capire che lei gli debba parecchio denaro. Seguo il gruppo fino al piano superiore di una stalla e, approfittando del momento per cercare di recuperare un po' le forze, assisto distrattamente all'interrogatorio a cui la sottopongono, senza peraltro ricavare alcuna informazione utile visto che lei sembra estranea al fatto.
Visto che nessuno aveva un'idea chiara sul da farsi, alla fine Khiem ci invita tutti ad un locale chiamato "Stivale d'oro", lo conosco di fama pur non essendoci mai stato. Mi aggrego al gruppo, ma l'ultima cosa che desidero in questo momento è darmi ai bagordi. Accetto quindi di buon grado quando Rong Tamer propone di fare un salto alla Congrega della Tartaruga per vedere se sapevano qualcosa riguardo agli incendi. Senza troppo entusiasmo anche gli altri si uniscono a noi.
Ci rechiamo al posto in cui era fuggito Zemiao qualche mese fa. Visto alla luce del giorno il posto ha tutto un altro aspetto per cui fatichiamo a ritrovare la porta in cui eravamo entrati in quell'occasione. Una volta dentro veniamo accolti in modo tutt'altro che amichevole. I modi gentili con cui ci avevano salutati non molte settimane prima non sono che un lontano ricordo (e sì che questa volta il buon Rong ha bussato).
Veniamo subito circondati da 8 lottatori della congrega che, dopo aver sentito le nostre ragioni, mandano a chiamare il loro anziano capo. Questi ci fa intendere che non ci resta molto da vivere e solo il fatto ch'io gli abbia ricordato che avevano un debito di gratitudine nei nostri confronti lo ha trattenuto dal suo truce proposito. Non abbastanza però per evitare che Chinh Tai venisse pestato dai suoi. Con toni minacciosi ci intima di rendere ragione di ciò che ci ha spinti a disturbarlo e, saputolo, ci dice che l'elfa Mei Qi è la mente che sta dietro agli incendi della notte precedente e che gli incendi sono stati appiccati da gente che alloggia con noi nella tenuta di Nguvriei, probabilmente per cacciare gli stranieri dalla città. Aggiunge infine, prima di congedarci, che l'informazione ha un costo inderogabile: 25000 monete entro la settimana o 2500 a testa, ogni mese, per 4 mesi.
Dopo essere andati a far curare Chinh, ce ne andiamo mesti in una locanda dove mettiamo al corrente Xuan e Khiem degli eventi degli ultimi mesi. Oramai, volenti o nolenti, sono dei nostri. Prima di tornare, propongo infine a Rong e Chinh di pagare subito il debito con la congrega con i soldi da noi ricevuti come compenso per i due ibridi uccisi, in modo da non vedere il debito raddoppiare nel giro di pochi mesi. Loro acconsentono ed andiamo quindi a saldare subito il nostro debito.
E' una vera disdetta, mi stavo avvicinando così tanto al raggiungere la somma di cui ho bisogno e ora sono costretto a ricominciare da capo! Come se non bastasse, in serata arriva Len-Hi-Aravi e non si può mai stare tranquilli quando lui è nei dintorni.
Il giorno seguente convoca Khiem Van e questi, di ritorno, ci propone di scortare un carico, un viaggio di una ventina di giorni per un compenso di 1500 monete a testa più un incentivo se tutto va bene. Questo per tutti tranne Rong, lui invece riceverà 2500 monete. Provo a tirare un po' sul prezzo con Khiem ma non vuole sentire ragioni ed alla fine mi accontento, in fondo si tratta pur sempre di 3 mesi di paga per 3 settimane di lavoro.

 

La riunione con Khiem viene interrotta dall'entrata di Len-Hi-Aravi nello stanzone degli alloggi. Dopo i saluti di rito, ci fornisce altre informazioni riguardo al viaggio: dovremo andare a prelevare la cassa all'approdo clandestino di Muru-Za, che si trova a circa un giorno di viaggio dalla città. Si tratta di un approdo che in via ufficiale non esiste, viene usato principalmente da contrabbandieri e per altri traffici illeciti. Il nostro contatto lì sarà un certo Zu Mi Han al quale dovremmo chiedere "la pietra tombale dello zio Ho". Una volta prelevata la cassa, dovremo attraversare l'isola via terra stando ben attenti a non dare nell'occhio, fino a raggiungere l'approdo commerciale di Arem Nu Ha, vicino a Xe Ua (un villaggio in rapida espansione). Len-Hi-Aravi infine si accomiata da noi raccomandandoci "segretezza, rapidità ed efficienza!". L'arrivo del carico è previsto tra 3 giorni e, dato che Rong Tamer è stato incaricato da Nguvriei di svolgere alcuni compiti per suo conto, prima di separarci da lui avevamo convenuto che ci avrebbe raggiunti in seguito.
Visto che abbiamo qualche giorno, ci dedichiamo alla preparazione della spedizione. Noleggiamo un carro robusto, facciamo provviste, compriamo equipaggiamento e facciamo in modo di procurarci delle mappe. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, Khiem si procura, tramite le proprie conoscenze, il nome di un orchetto cartografo che lavora senza fare troppe domande nei pressi della Torre del Grano. Mentre ci rechiamo lì, tra la folla Khiem viene borseggiato. Oltre al denaro spicciolo, il ladro gli porta via i dadi e le carte da gioco, credo che se mai avessi modo di incontrarlo gli pagherò da bere!
Alla Torre del Grano abbiamo qualche difficoltà a relazionarci con gli orchetti del posto, ma dopo alcuni maldestri tentativi da parte nostra, riusciamo ad accordarci per far sì che Khiem abbia un incontro con Com, l'orchetto cartografo che, dietro pagamento di 300 monete, ci farà avere le mappe entro 2 giorni. In attesa che le mappe siano pronte, completiamo i preparativi per il viaggio.
Il giorno dopo aver ottenuto le mappe, attacchiamo il mio cavallo, quello di Chinh e quello di Kheim al carro e ci avviamo. Stimiamo che, a far bene, servirebbero quattro cavalli per il peso che ci è stato prospettato perciò speriamo che Rong ci raggiunga quanto prima ed acconsenta ad utilizzare anche il suo cavallo per tirare il carro.
Prendiamo una strada costiera poco battuta e, senza alcun intoppo, giungiamo all'approdo. Utilizziamo la frase convenuta col nostro contatto e carichiamo la cassa, aiutati da 8 lavoranti del posto. Ora non resta che cominciare il viaggio vero e proprio alla volta di Muru-Za.

 

Se il buon giorno si vede dal mattino, il nostro viaggio è iniziato sotto i peggiori auspici: dalla partenza dall'approdo a quando ci accampiamo a sera presso un crocevia tra i campi saranno passate circa 4 ore, la metà delle quali spesa per tirare fuori il carro da un fosso. Non bastasse questo, viaggiare in mezzo alle risaie non offre alcun riparo da occhi indiscreti e ci costringe ad una tormentata convivenza con le zanzare.
Se la giornata era stata brutta comunque non si può dire che la notte sia andata meglio, anzi!
Vengo svegliato in piena notte dalle pedate che Khiem mi rifila nelle costole, eppure sarebbe dovuto essere Chinh a svegliarmi stando ai turni di guardia che ci eravamo prefissati. Non ero ancora del tutto sveglio che, ad un certo punto, lancia un urlo e mi cade addosso. Si direbbe stia sanguinando da un braccio.
Capisco che c'è qualcosa che non va ma mi rendo conto dell'entità del pericolo solo quando sento una voce inveire contro di me dall'oscurità. Una voce che sembra provenire più dai miei ricordi di gioventù che non dalla campagna circostante. Una voce tanto odiata quanto temuta: il perfido Daam Kad Mon è qui! ...e certamente non è solo!
Mi si gela il sangue nelle vene mentre un'ondata di ricordi mi travolge e perdo quel poco di lucidità che stavo riacquistando svegliandomi. Scruto l'oscurità per interminabili secondi ma non riesco a scorgere nulla. Nel frattempo si cominciano ad udire inequivocabili rumori di lotta nelle vicinanze.
Mi faccio forza, non posso abbandonare i miei amici nel pericolo, perciò mi alzo e cautamente mi avvicino alla sorgente dei rumori quando, d'improvviso, mi ritrovo a terra con un pugnale conficcato nel petto.
Riesco a non perdere conoscenza ma tutti i miei sensi sono focalizzati sul dolore che si irradia dal torace in ogni nervo del mio corpo. Resto supino ed indifeso nella melma, in attesa che l'oblio della morte mi raggiunga. A raggiungermi è stato invece uno di quei farabutti della mezzaluna nera che, approfittando del mio stato malconcio, mi solleva e minaccia i miei compagni di viaggio di tagliarmi la gola se non li lasceranno scappare.
Una volta raggiunta una certa distanza, mi lascia cadere al suolo dove giaccio inerme finché il buon Khiem non mi soccorre salvandomi la vita.
Il gruppo decide di fermarsi e mantenere il campo anche per il giorno seguente date le mie condizioni critiche e, nel corso della mattinata, ci raggiungono Rong ed il suo fidato Liu.
Il guerriero non resiste all'idea di lasciare impuniti dei briganti quindi si mette sulle loro tracce lasciando il suo piccolo scudiero con noi.
Passo la giornata in uno stato di dormiveglia, alternando momenti di torpore ad altri di lucidità ed è proprio in uno di questi ultimi che mi accorgo di una strana combriccola che ci raggiunge. Si tratta di un mercante accompagnato da alcuni orchetti. Si presenta come un tizio distinto e dai modi gentili, ci dice di chiamarsi Mal Sol e di cercare Khiem. Mi chiedo se, per trovarci, il clan della mezzaluna nera non lo abbia seguito o se non sia stato lui ad assoldarli per trovarci. Certo è che ci sia qualcosa da rivedere riguardo al modo in cui teniamo segreti i nostri spostamenti!
Stavo pensando a queste cose quando mi ritrovo una pistola a balestra puntata al volto per mano di uno degli orchetti. I modi di Mal Sol rimangono gentili anche quando, minacciandoci, ci chiede dove si trovi Khiem Van. Arriva persino a garantirci una ricompensa, oltre alla nostra incolumità, nel caso gli sia data la possibilità di parlargli a quattrocchi. Non abbiamo scelta, siamo alla loro mercé quindi assecondiamo le sue richieste.
Dopo aver colloquiato un po' con Khiem, gli porta via tutto ciò che possiede, cominciando dal cavallo e concludendo con gli abiti. Se ne va lasciandolo nudo come un verme e lasciando una mancia di una scimitarra a tutti gli altri.
Sono davvero dispiaciuto per Khiem, se non fossi stato in queste condizioni avrei combattuto per difenderlo. Faccio ciò che posso per aiutarlo: gli dono il mio vestito di riserva e gli offro la moneta ricevuta dal mercante suo rivale, ma lui la rifiuta.
Rong Tamer e Chinh Tai provano ad inseguire il mercante, ma senza esito. Liu Ha invece, a scapito della sua tenera età, riesce a catturare uno degli orchetti ma, dato che il malcapitato non ci è di alcuna utilità, alla fine lo lasciamo andare.
Visto che il traino del carro si è ulteriormente assottigliato, Rong accetta di aggiungere anche il proprio cavallo ed infine, mestamente, ripartiamo.
Trascorrono 5 giorni tranquilli e le coltivazioni di riso lasciano presto il posto a colline e boschi ma, stando spesso supino sul carro, noto che, con una innaturale regolarità, un falchetto ci sorvola con cadenza oraria. In prossimità di un'altura Xuan cerca di abbatterlo con una freccia ma l'impresa non gli riesce.
Passano altri due giorni di viaggio e la strada comincia ad inerpicarsi sulle montagne.
Il nono giorno di viaggio, verso sera, mi accorgo che il falchetto ci ha fatto visita per ben 3 volte nel giro di un'oretta. La cosa non promette niente di buono perciò cerchiamo un'area facilmente difendibile in cui trascorrere la notte.
D'improvviso un losco figuro si piazza sul nostro sentiero sbarrandoci la strada e pretende che gli consegnamo il carico del carro in cambio di un compenso di 2000 scimitarre e ci lascia intendere che non abbiamo altro modo per uscirne vivi. Le sue minacce vengono confermate dall'avvistamento di Chinh di un enorme orso in attesa appena dentro la boscaglia. Lo sconosciuto ci lascia tempo fino al mattino per decidere del nostro fato. Temo proprio che questa sarà una lunga notte.

 

 

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